Pubblicato: dom, 23 Mar , 2014

Alfano a Palermo. Ad attenderlo, ancora una volta, la Scorta civica

Il presidio davanti al teatro, dov’era atteso il ministro per una convention del partito, al grido: “Bomb Jammer subito per Nino Di Matteo!”

DSC_0003Mentre il leader del Nuovo Centro Destra Angelino Alfano parlava alla convention elettorale del suo partito al teatro Golden di Palermo, un folto gruppo di persone appartenenti alla Scorta Civica, che dal 20 gennaio presidia simbolicamente il Tribunale per manifestare la propria solidarietà a Nino Di Matteo e agli altri pm del pool antimafia, ha esposto manifesti e striscioni per sollecitare l’assegnazione del Bomb Jammer.

Il dispositivo in grado di neutralizzare gli impulsi dei telecomandi per eventuali congegni esplosivi era stato infatti dato come «già disponibile» per gli uomini della scorta del dottor Di Matteo. Così, almeno, assicurava lo stesso ministro dell’Interno lo scorso 3 dicembre in visita proprio a Palermo. Peccato che da allora sono passati oltre tre mesi e, agli agenti che devono garantire la sicurezza del magistrato punta di diamante del processo trattativa Stato-mafia, non è stato ancora assegnato alcun congegno anti-bomba. Il motivo è da ricondurre a precauzioni sanitarie. Il Jammer, infatti, recherebbe dei rischi sulla salute a lungo termine e, finché non si avrà la certezza sui suoi reali possibili impatti, il congegno non verrà autorizzato. Congegno che venne richiesto già ventun anni fa dal giudice Giovanni Falcone e che non gli venne mai assegnato adducendo le stesse motivazioni.

Evitare una strage si può e si deve. Il Governo e qualsiasi altra istituzione preposta alla concessione dell’autorizzazione all’utilizzo del Bomb Jammer non possono perdere altro tempo. Intanto la società civile ha scelto da tempo da che parte stare. “Siamo tutti Nino Di Matteo”, grida a squarcia gola la Scorta civica. “Alfano, il Bomb Jammer serve prima di subito”, si legge su uno dei tanti cartelli, mentre sugli striscioni scrivono: “Se ‘gli amici romani’ della mafia toccano Di Matteo, stavolta non staremo a guardare”. Il riferimento è chiaro: si tratta di quegli “amici di Roma di Matteo Messina Denaro” citati negli anonimi indirizzati circa un anno fa al procuratore aggiunto Teresi e al procuratore capo Messineo, e in cui si parla del piano di un commando mafioso guidato dal superboss latitante per eliminare Di Matteo e nel quale avrebbero un ruolo da comprimari personaggi non interni a Cosa nostra, ma ugualmente a loro agio a fare con essa progetti di morte.

Alfano, dal canto suo, oggi era a Palermo per ben altro e così ha preferito entrare a teatro da un ingresso secondario, sfuggendo agli sguardi e alle richieste di chi vuole tutelare e onorare i propri eroi da vivi.

«Dobbiamo prendere in mano il destino della Sicilia – ha dichiarato stamattina dal palco del Golden il leader del Ncd – non ci sarà qualcuno che la libererà dalla mafia se non lo facciamo noi siciliani. Qualcuno dice che io esagero con i provvedimenti contro la mafia, ma io non penso di esagerare, perché sono convintissimo, dal profondo del cuore, che vi è una profonda incompatibilità: o ci sono i mafiosi o ci sono le persone per bene». Eppur qualcosa si muove, verrebbe da dire. Il ministro avrebbe infatti espresso la propria disponibilità ad incontrare a Roma una delegazione della Scorta Civica e soprattutto Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo. Ma è proprio lui, stavolta, a dichiararsi non disponibile. «Le parole non servono. Servono i fatti. E i fatti sono l’immediata fornitura del Bomb Jammer alla scorta di Di Matteo. E nient’altro».

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