Pubblicato: mer, 7 Ago , 2013

Un quartiere che aspetta di uscire dalle caverne

Intervento congiunto del Comune di Palermo e dell’Asp per riqualificare un territorio nel quale degrado e abbandono hanno fatto da padroni

 

NEWS_154692Danisinni torna a sperare. L’incontro della settimana scorsa tra gli assessori alle Attività Sociali, alla Scuola e al Verde del Comune di Palermo, il presidente della IV Circoscrizione, la dottoressa Francesca Cappello dell’Asp Palermo, i rappresentanti di associazioni cittadine e diversi parrocchiani ha, infatti, definito le nuove strategie di riqualifica del territorio. Presente anche la consigliera comunale Antonella Monastra, che da quasi dieci anni si batte perché i Danisinni non vengano abbandonati dalle istituzioni.
Per capirci. Siamo in un rione compreso tra le vie Cappuccini, Cipressi, Colonna Rotta e Piazza Indipendenza, a pochi passi dalle sedi dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Regione Siciliana, come anche della magnifica cattedrale, dunque proprio all’ingresso del centro storico di Palermo. Vicino ai palazzi del potere e ai beni architettonici tra i più invidiati d’Italia, si potrebbe pensare che si tratti di una zona che riceve influssi benefici da questa sua posizione. Nulla di più sbagliato perché la maggior parte delle abitazioni di Danisinni è ricavata nella roccia, caratterizzando il quartiere per le sue storiche grotte, nelle quali ovviamente convivono in molti. Facile immaginare quello che manca in un contesto del genere.
“Ho lavorato al consultorio di questa zona della città dal 1994 fino alla mia elezione, nel 2002 – racconta la Monastra -, e ho sempre mantenuto un legame con la struttura e con il territorio, continuando a ricoprire il ruolo di ginecologa del consultorio. Struttura, questa, interna all’asilo nido “Galante”, chiuso nel 2007 per un problema di adeguamento alle norme di sicurezza dei lavoratori, peraltro segnalato da alcuni sindacati. Dopo un sopralluogo, quindi, fu deciso di spostare il personale in altri asili nido”.
A questo momento, come anche alla mancata partenza dei lavori di adeguamento, hanno nel tempo fatto seguito diversi atti vandalici, portando paradossalmente le istituzioni sempre più lontane dagli abitanti di Danisinni.
“Quando è stata interrotta l’attività dell’asilo non si è pensato minimamente a un intervento più efficace, come ad esempio la muratura della porta o l’apposizione di catenacci che impedissero l’ingresso al suo interno. Il consultorio, sito nello stesso edificio, ha comunque continuato la sua attività, risentendo comunque dei tanti atti vandalici che hanno colpito la struttura abbandonata, diventata anche luogo di riparo per i senzatetto e di attività illecite”.
Una situazione che è andata via via peggiorando. “Questi fenomeni e le attività presumibilmente illegali – continua la consigliera – subirono una trasformazione legata alla modifica del controllo del territorio, che non avvenne più secondo un’organizzazione “tradizionale” ma attraverso un fenomeno di attività condotto da bande fuori controllo. Iniziano, quindi, i furti di fili di rame, fino a quando viene smontato interamente l’impianto elettrico, costringendo alla chiusura del consultorio nel febbraio 2012, con il personale e l’utenza spostato nella vicina via Pietratagliata”.
Anche lo stesso consultorio diventerà molto presto oggetto di vandalismi e, per un periodo, sarà anche occupato abusivamente. Spetterà, quindi, alla sola parrocchia di Danisinni il ruolo di referente istituzionale. Più recentemente, nonostante il Comune si sia dichiarato pronto ad assegnare i lavori attraverso bandi di gara – uno dei quali, vinto, di mezzo milione di euro per la ristrutturazione di asili, tra i quali proprio il “Galante” -, la Regione non ha mai accreditato all’amministrazione la somma necessaria per procedere in tal senso.
“Si deve risolvere la questione dei fondi, perché al di là dei fenomeni più drammatici e sgradevoli, è chiaro che la chiusura dei servizi è un segnale di abbandono, anche se esistono le risorse e le persone che potrebbero operare il cambiamento. Quando, dopo una serie di atti vandalici, ho chiesto se ce l’avessero con il lavoro degli operatori, mi è stato risposto che erano “picciuttieddi”, cani sciolti, frutto di quel fenomeno di camorrizzazione che sta intaccando il controllo “all’antica””.
A permettere di sopperire per anni al vuoto istituzionale determinato dall’abbandono di queste due strutture è stato il Piano Infanzia ma, a causa di numerose battute d’arresto sui finanziamenti e la scadenza di alcuni progetti, il territorio è stato sostenuto per un anno a titolo volontaristico, quindi senza quei mezzi adeguati a contrastare la ripresa di fenomeni di degrado sociale. Dopo una lunga serie di incontri e numerose iniziative promosse dalla stessa Antonella Monastra, si è giunti finalmente a un recente incontro, dal quale è emerso l’impegno dell’assessore alle Attività Sociali, Agnese Ciulla, a coinvolgere tutti gli altri assessori competenti per avviare la riqualificazione di questo territorio.
“E’ stata una riunione interessante perché ha messo assieme tutti i soggetti istituzionali – conclude la battagliera ginecologa -. L’Asp ha assicurato che ci sono i fondi per far partire i lavori già da settembre, mentre l’amministrazione comunale si è impegnata risistemare il giardino che l’associazione “Crescere insieme a Danisinni” ha chiesto di poter utilizzare per alcune iniziative. Ci sono dei presupposti interessanti. Le aspettative positive non mancano, ma la mia preoccupazione è che, come sempre, tutti i notabili si seggano intorno a un tavolo e calino sulla testa delle persone la loro idea di quartiere. Questo non deve succedere, perché qualunque cosa imposta dall’alto viene sentita come estranea. Al di là delle dichiarazioni di principio dell’amministrazione Orlando sulla partecipazione, ma anche al di là delle chiacchiere, vorrei vedere che si sta cominciando a lavorare con una progettazione partecipata dai metodi scientifici. Lo dico perché si può fare”. Sembra, dunque, che si stia aprendo uno spiraglio per Danisinni. La speranza non manca, l’impegno del Comune è tangibile, quello che serve adesso è una risposta da parte della Regione affinché questo quartiere non venga ancora una volta abbandonato e il vuoto istituzionale cessi di essere il concime ideale per il degrado e la criminalità.

 

 

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