Pubblicato: sab, 8 Mar , 2014

8 Marzo 1934 moriva Hachikō

La storia dell’esemplare di Akita che ha commosso tutto il Giappone 

Chūken Hachikō letteralmente significa cane fedele. Nel suo paese natale è diventato un simbolo di affetto e lealtà.  La sua vicenda ha fatto il giro del mondo, riuscendo a commuovere anche i più cinici. Del resto come si fa rimanere indifferenti di fronte a tale esempio di fedeltà. Hachikō nacque in una fattoria nei pressi di Ōdate il 10 novembre del 1923. A due mesi venne adottato da un docente dell’università imperiale di Tokyo Hidesaburō Ueno, il quale decise di portarlo con sé a Shibuya, la città in cui  viveva. Ogni mattina per recarsi a lavoro, il professore Ueno prendeva il treno alla volta della capitale.

Hachikō aveva preso l’abitudine di accompagnare il padrone al treno e attendere il suo ritorno a fine giornata. Nel maggio del ’25 mentre teneva una lezione all’università Uneno morì improvvisamente,  colto da un ictus. Come di consueto alle cinque il cane si presentò alla stazione di Shibuya attendendo il ritorno del professore. Purtroppo quella volta attese invano. Hachikō tornò anche il pomeriggio seguente e fece lo stesso nei giorni successivi convinto che Ueno non poteva averlo abbandonato così senza una spiegazione, doveva tornare prima o poi. Con il passare del tempo i viaggiatori in transito a Shibuya iniziarono a notare questo esemplare di Akita che puntualmente alle cinque del pomeriggio si accucciava davanti ai binari in attesa di qualcuno. Velocemente la storia di Hachikō fece il giro del Giappone e in molti si recavano a Shibuya anche solo per accarezzarlo, coccolarlo o offrigli del cibo. Passavano i mesi e gli anni, nonostante i primi acciacchi dovuti alla vecchiaia, il cane continuava a recarsi in stazione alle cinque del pomeriggio, sperando che  padrone scendesse dal treno e tornasse a casa con lui. Così ogni pomeriggio per dieci lunghi anni. 

Hachikō morì l’8 Marzo del 1934 all’età di undici anni. La notizia della sua morte scosse talmente tanto gli animi dell ‘intera popolazione giapponese che venne addirittura indetto un giorno di lutto nazionale. Solo dopo la morte Hachikō poté finalmente ricongiungersi al suo padrone, le sue ossa  furono  sepolte nel cimitero di Aoyama accanto alla tomba di Ueno. Solo dopo settantacinque anni dalla sua morte  gli scienziati sono riusciti a capire cosa lo  uccise. In seguito ad una serie di esami effettuati sui suoi organi conservati presso l’università di Tokyo, un gruppo di ricercatori ha scoperto che l’Akita era affetto da tumori al cuore e ai polmoni. Oggi una riproduzione del corpo di Hachikō è esposto al museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo, mentre  alla stazione di Shibuya si trova una statua di bronzo raffigurante il cane mentre aspetta il padrone. Una prima statua era stata realizzata nell’aprile del 1934 ad opera dello scultore Teru Ando, ma era stata distrutta nel ’44 quando il governo giapponese bisognoso di metallo per costruire armi aveva deciso di utilizzare anche il bronzo della statua del cane.  Ogni anno in Giappone l’otto marzo viene organizzata una cerimonia per ricordare quel  raro esempio di amore puro ed incondizionato che  (forse)  solo un cuore  a quattro zampe è in grado di offrire. 

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