Pubblicato: ven, 6 Giu , 2014

70 anni fa il giorno più lungo

All’alba del 6 giugno 1944, con la più grande operazione anfibia della storia, gli Alleati sbarcavano in Normandia aprendosi la strada verso la vittoria finale

 

Un momento dell'assalto a Omaha Beach

Un momento dell’assalto a Omaha Beach

6 giugno 1944, l’operazione Overlord entra nella sua fase principale: l’operazione Neptune, ovvero lo sbarco delle forze alleate sulle spiagge della Normandia. Da quel momento ha inizio la liberazione dell’Europa occidentale dalle forza naziste, che, schiacciate anche a est dall’avanzata dell’Armata Rossa, si arrenderanno 11 mesi più tardi a Berlino.

La decisione di invadere l’Europa fu presa sin dal 1941, ma fu solo nel 1943 che si decise di sbarcare nella Francia del nord. Dopo la battaglia di Stalingrado, nel febbraio 1943, fu chiaro che i sovietici erano in grado di tenere il fronte orientale, al quel punto USA e Gran Bretagna capirono che era possibile sbarcare a ovest, infatti, se i sovietici si fossero arresi, sarebbe stato impossibile aprire una testa di ponte con tutta la Wermacht pronta a contrattaccare. Dopo gli sbarchi ad Anzio e in Marocco, gli alleati avevano iniziato ad avere una certa esperienza in fatto di assalti anfibi ma l’attacco alla Francia presentava problemi a prima vista insormontabili, non solo per la presenza del grosso delle forze tedesche ma anche per il luogo. Il Pas de Calais è il punto dove il tratto di mare è più breve, i caccia avrebbero potuto dare copertura e poco distante erano presenti alcuni porti e aeroporti da occupare per stabilire la testa di ponte, in compenso le condizione meteorologiche erano le peggiori, era il punto più prevedibile e, soprattutto, le fortificazioni tedesche erano le migliori. Fu così che la scelta ricadde sulla Normandia, più lontana ma meno difesa, con un porto, quello di Cherbourg, facilmente occupabile e con ampie spiagge su cui, come verrà fatto, si potevano costruire, con delle chiatte modificate, dei piccoli porti improvvisati per far sbarcare i rifornimenti nelle ore successive all’assalto.

Vero capolavoro alleato non fu solo aver organizzato ed effettuato lo sbarco, ma l’essere riusciti ad allestire la più grande forza da sbarco della storia ed aver completato la più grande operazione della storia cogliendo di sorpresa i tedeschi. I nazisti, che avevano un’ampia rete di spie, ovviamente sapevano che gli anglo-americani stavano preparando uno sbarco ma erano convinti che questo sarebbe avvenuto al Pas de Calais, e anche dopo le prime ore del D-Day, il comando tedesco rimase dell’idea che quello in Normandia era un diversivo in attesa del vero sbarco più a est, per questo motivo l’OKW (l’Alto Comando dell’Esercito) non concesse a Rommel le divisioni corazzate per contrattaccare. La strategia dei servizi segreti alleati fu proprio questa: corroborare la convinzione tedesca di uno sbarco a Calais. Furono infatti creati dei finti campi d’aviazione e campi d’addestramento sulla costa est dell’Inghilterra, i ricognitori tedeschi non furono abbattuti e le spie tedesche, che erano quasi tutte conosciute, furono imboccate con notizie false. La stessa imponente forza da sbarco, nel D-Day, si diresse verso Calais salvo virare all’improvviso verso la Normandia.

Lo sbarco era previsto originariamente per il 4 giugno ma le avverse condizioni meteorologiche costrinsero a posticipare l’operazione. Il D-Day fu rinviato all’alba del 6 giugno: 130mila uomini e 2mila mezzi corazzati su 4mila mezzi da sbarco, 1200 navi da guerra e 12mila aerei presero d’assalto le coste della Normandia. Nelle spiagge dal nome in codice Sword e Gold sbarcarono gli inglesi, a Juno i canadesi mentre a Omaha, Utah e a Pointe du Hoc gli americani. Gli sbarchi furono preceduti da intensi bombardamenti delle linee difensive tedesche nei giorni precedenti e, 24 ore prima, dal lancio di truppe aviotrasportate che avrebbero dovuto sabotare le linee di rifornimento nemiche e proteggere i fianchi delle forze d’invasione nel momento in cui sarebbero state più deboli, ovvero subito dopo lo sbarco quando si stavano riorganizzando. Questa fase dell’operazione in parte fallì dato che i lanci furono effettuati, in maggioranza, lontani dagli obiettivi assegnati, fallimento che però non pregiudicò la riuscita dell’operazione che aprì la strada alla sconfitta nazista e alla liberazione dell’Europa occidentale.

Chiave del successo fu certamente la sorpresa, ma la sproporzione delle forze in campo era tale che anche se i tedeschi avessero avuto le informazioni giuste difficilmente sarebbero riusciti a respingere gli Alleati. L’unica cosa che forse avrebbero potuto fare era aumentare le perdite alleate, che nella realtà furono intorno ai 10 mila morti, rendendo ancora più duro quello che Rommel definì «il giorno più lungo per la Germania e gli Alleati»

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