Libertà civili e diritti politici nei paesi dell’ex URSS
di Giuseppe Provenza
Nel 1991 si dissolveva l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Dell’URSS facevano parte le seguenti 15 repubbliche, dislocate sul territorio come mostrato dalla cartina: Russia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Tajikistan.
Cosa è cambiato per le loro popolazioni in termini di diritti umani, ossia di libertà civili e diritti politici ?
Va ricordato che le principali libertà civili riguardano la libertà di espressione, in tutte le sue forme, la libertà di associazione, la libertà di religione ed il diritto alla difesa, ossia ad un giusto processo. I diritti politici si riferiscono, sostanzialmente, alla libertà di costituire formazioni politiche, al diritto di votare liberamente alle elezioni ed al diritto ad essere eletti.
Questi paesi hanno, come si sa, abbandonato il sistema economico collettivista per passare ad economie di mercato, ma, allo stato attuale nella maggior parte di loro vigono ancora sistemi politici illiberali che non garantiscono le libertà ed i diritti così come definiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, organizzazione a cui questi paesi, come ormai tutti i paesi del mondo, aderiscono.
A tale stato di cose fanno eccezione le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania che, per effetto delle garanzie civili e politiche offerte, sono entrate a far parte dell’Unione Europea, nonché, per quanto riguarda l’Estonia, della zona dell’Euro.
Una valida indicazione riguardo ai legami che ancora sussistono fra le strutture giuridiche e politiche dei restanti 12 paesi, e quelle vigenti sotto l’URSS, è fornita dalla prima parte della tabella che riporta, per ogni paese, il nome dell’attuale presidente, la data della sua ascesa al potere e gli eventuali legami con il passato regime:Come si vede, 7 dei 12 presidenti sono legati al vecchio regime.
In alcuni casi ci si trova in presenza di vere e proprie dittature a vita, come per Aliyev in Azerbaijan e Lukashenko in Bielorussia (entrambi ex deputati del soviet del loro paese) i quali, in seguito a modifiche delle rispettive costituzioni, hanno la possibilità di essere rieletti indefinitivamente, ma non vanno considerati diversamente anche i casi di Nazarbayev in Kazakistan (ex segretario del P.C. kazako), in carica dal 1991, di Rahmon in Tajikistan (ex ministro della repubblica sovietica), in carica dal 1992, di Karimov, in Uzbekistan, in carica fin dai tempi dell’URSS, ossia dal 1990, nonché dello stesso Putin, in Russia (ex membro del P.C. ed ex dirigente del KGB), che ha escogitato il sistema dell’alternanza con la carica di Primo Ministro, ma che in pratica è alla guida della Russia dal 2000. Pur essendo in carica “soltanto” dal 2008 non va neanche trascurato il presidente armeno Sargsian che, al tempo dell’URSS era già deputato del soviet armeno.
Questo stato di cose, peraltro, è confermato da quanto viene annualmente pubblicato da una organizzazione inglese: “Freedom House”, che ogni anno pubblica, per la quasi totalità dei paesi del mondo, dei punteggi, molto accurati ed ottenuti con una metodologia trasparente ed obiettiva, relativi alle libertà civili, ai diritti politici ed alla libertà di stampa.
Libertà civili e diritti politici vengono valutati con punteggi che vanno da 1 a 7 ma con significato inverso rispetto al voto, poiché il punteggio migliore è 1 ed il peggiore è 7.
Dalla stessa tabella si può rilevare che due paesi, Turkmenistan ed Uzbekistan, vengono posizionati agli ultimi gradini delle rispettive scale delle libertà civili e dei diritti politici, con 7 e 7, mentre gli altri si discostano di poco, oscillando fra 5 e 7, con la sola eccezione di Georgia, Moldova e Ucraina, con punteggi di 3 e 3, che, guarda caso, hanno presidenti senza trascorsi, che ci siano noti, nell’Unione Sovietica. Solo due paesi i cui presidenti non hanno trascorsi nell’URSS che ci siano noti, il Kirghizistan ed il Turkmenistan, hanno punteggi elevati, 5 e 5 il primo e 7 e 7 il secondo.
Fuori tabella sono lasciate le tre repubbliche baltiche, entrate nell’Unione Europea, a cui Freedom House attribuisce i punteggi massimi per Estonia e Lituania e di 2 e 2 per la Lettonia.
Libertà di Stampa
Per quanto riguarda la libertà di stampa, Freedom House attribuisce un punteggio che va da 1 a 100 (con 1 massimo e 100 minimo) e la valutazione di “libera”, “parzialmente libera” e “non libera”.
I soli paesi la cui stampa è valutata “parzialmente libera” sono i tre con i punteggi relativi alle libertà civili ed ai diritti politici di 3 e 3, ossia Georgia, Moldova ed Ucraina. Gli altri, secondo Freedom House, hanno una stampa “non libera”.
Quanto evidenziato da Freedom House trova conferma nell’elevato numero di violazioni dei diritti umani che Amnesty International rileva e segnala e nelle numerose azioni che Amnesty promuove a favore di singoli individui, di gruppi o di intere categorie che hanno subito violazioni dei diritti umani spesso anche molto gravi, il più delle volte relative a negazioni della libertà di critica e/o di opposizione nei confronti delle autorità, statali o locali, e alla privazione di un diritto alla difesa conforme agli standard internazionali.