Pubblicato: Mer, 3 Lug , 2013

D….e, contro la molestie in strada.

Cristina Capone regista italiana ha realizzato un cortometraggio contro le molestie in strada.

di Rosalba Di Giuseppe

NEWS_147312Il corto si apre facendo acqua da tutte le parti, nel senso letterale del termine, infatti la prima cosa che vediamo è dell’acqua che cade dall’alto, si intuisce che si tratta di un uomo che sta orinando, lo scatto della lampo alzata ne è la conferma.
Non si capisce però chi sia il protagonista del corto, se lui o le donne che gli stanno attorno. La scena si svolge in una galleria, un sottopassaggio come quelli che portano alla metro. La voce maschile guida gli spettatori lungo i tre minuti ma non lo si vede mai in viso, potrebbe essere chiunque.
Lui non parla direttamente alle donne, le quali sono impegnate ognuna in qualche attività, dipingere sui muri, raccogliere qualcosa a terra, leggere o semplicemente camminare, non parla a loro, esprime giudizi estetici ed esplicitamente sessuali, “Che schianto!” Che tette! Questo culetto. Carina, vieni quà. Me lo fai venire duro, quando scorge in lontananza due ragazze che si abbracciano e si baciano chiede loro se serve aiuto, in quel momento viene raggiunto da una donna con gli occhiali neri e una tuta bianca, quasi futuristica, che reagisce spruzzando all’uomo una sostanza che lo riduce un mucchietto di polvere, quando si gira dopo averlo raccolto con l’aspirapolvere, nella sua maglietta si legge Disinfestazione. Cosa uccide il molestatore? Non l’indifferenza, dal momento che le donne che evitano il suo sguardo libidinoso durante il tragitto non fanno che aumentare il suo desiderio, ma una mano esterna che lui non si aspetta. D’accordo il finale a sorpresa è molto inquietante e discutibile, la donna però ha in mano una bomboletta spray, simbolo della creatività, se consideriamo che la presenza dell’uomo in realtà è un’assenza, piuttosto emblematica, visto che la molestia verbale non viene considerata grave, in fondo “sono solo complimenti, che c’è di male?” giustifica qualcuno, comprendiamo che in realtà la disinfestazione riguarda il linguaggio, la conseguente polverizzazione della comunicazione machomaschilista che se ridotto alla sua essenza non è altro che cenere, concime per la realizzazione di un nuovo tipo di comunicazione. Sono con te è l’iniziativa lanciata da Hollaback, permette a tutto di diventare protagonista positivo nel caso in cui ci si trovasse a dover fronteggiare nell’immediato una molestia da testimoni. Una ragazza, dal sito di Hollaback Italia, racconta che una sera mentre si recava a prendere il treno è stata inseguita da un uomo, nonostante ci fossero molte persone, nessuna ha avuto il coraggio di intervenire.
Creare una mappatura, educare la propria presenza al mondo circostante, imparare a difendersi anche con uno sguardo, essere pronti in qualunque evenienza, questi gli obiettivi di Hollaback, creare una rete di solidarietà, ribaltando anche il concetto di vittima, perchè chi riesce a reagire, chi riesce a trovare la forza di raccontare la propria esperienza sfortunata non solo è coraggioso ma entra a far parte da protagonista della comunità di Hollaback, un movimento internazionale che ha l’intento di mettere fine alle molestie in strada commesse ogni giorno nel mondo o comunque sviluppare un dibattito su questo fenomeno in continuo aumento, non solo nei riguardi delle donne ma anche delle persone LGTB. L’espressione “molestie in strada” si riferisce alla molestia di qualsiasi tipo, prevalentemente a sfondo sessuale che avviene nei luoghi pubblici, e indica comportamenti quali:guardare insistentemente una persona, fare commenti su di lei, urlarle contro, seguirla,toccarla, tentare di bloccarle il passaggio, palpeggiarla,mostrarle le proprie parti intime,aggredirla.

Hollaback nato a New York 8 anni fa, fondato da un gruppo di giovani che ha deciso di raccogliere tutte le testimonianze delle vittime di molestie in strada. I ragazzi hanno deciso di dal gesto di coraggio di una donna che ha saputo reagire ad una molestia in una metropolitana newyorkese. Il movimento è approdato anche in Italia l’anno scorso, animato dalla convinzione che chiunque abbia diritto di sentirsi libero/a di muoversi negli spazi pubblici e di essere attraente senza per questo doversene fare una colpa.

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