Poverta anche nelle regioni benestanti
Dal secondo Rapporto sull’esclusione sociale in Toscana, emerge il quadro di una regione, benestante, che si riscopre più povera
di Fulivio Turtulici
(Iniziativa reporter diffuso)
Dal secondo Rapporto sull’esclusione sociale in Toscana, realizzato dalla Regione attraverso l’Osservatorio sociale regionale e la Rete degli osservatori provinciali emerge il quadro di una regione, già considerata mediamente benestante, che si riscopre più povera.
La crisi ecomincia ad erodere anche le strutture economiche e sociali ritenute fino ad adesso più solide. Va inoltre tenuto conto del fatto che lo studio prende in esame la situazione del 2011 e da allora semmai lo stato delle cose è peggiorato.
L’incidenza della povertà relativa tra le famiglie toscane nel 2011 ha toccato il 5,2%, un valore allarmante tenuto conto del passato.
L’inversione di tendenza si è verificata nei pochi anni di una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi, appunto perché adesso colpisce anche dove prima si manteneva lo sviluppo.
Il reddito reale delle famiglie toscane si è ridotto del 2,6% e varie ne sono le cause: perdita di lavoro, sia in termini di posti(-22mila) che di ore, e distribuzione del lavoro in forme meno redditizie(cassa integrazione, lavoro part-time, contratti atipici, precariato). Sono peggiorati tutti gli indicatori occupazionali: disoccupati cresciuti del 29% con un tasso di disoccupazione al 10%; particolarmente grave la mancanza d’occupazione per i giovani e le donne, con conseguente crescita di coloro che non cercano lavoro e non studiano.
La spirale recessiva innescata nel 2011 ha in buona parte vanificato la capacità degli ammortizzatori sociali e del risparmio familiare di compensare gli effetti destabilizzanti su famiglie e imprese.
Nel 2012 la caduta del pil regionale ha portato ad una ulteriore riduzione dell’occupazione di circa 20mila unità.
La crisi del sistema produttivo assume proporzioni allarmanti; più o meno ogni minuto, si può chiosare, un’impresa chiude. Nel 2012 il prodotto interno lordo è diminuito del 2,4%, mentre il calo dei consumi è stato del 4,3%(dati Cna). Il fatturato dell’impresa artigiana, fiore all’occhiello dell’economia toscana, è sceso del 11,4%; nel settore delle costruzioni hanno chiuso 1568 imprese, 934 nel manifatturiero.
Per quel che riguarda il settore del turismo nel suo complesso, altra voce importante nel panorama regionale, hanno dovuto abbandonare 2200 imprese, mentre il commercio ha perduto 1751 ditte. Hanno ridotto o chiuso anche le medie imprese, pure le produzioni di qualità, come, ad esempio, la Richard Ginori, sono in agonia.
In questo quadro sconsolante, si espande al contrario l’economia mafiosa. Si stima in 15 miliardi di euro il fatturato del crimine e del riciclaggio di denaro sporco in attività lecite e qui, naturalmente, le ramificazioni si interrano.
Nei periodi di crisi strutturale come l’attuale è facile che i capitali illeciti, una liquidità enorme in tempi agri, permeino l’economia lecita mediante l’acquisto di quote sempre crescenti di società in difficoltà, fette sempre maggiori di mercato vengono conquistate e il capitale viene sostituito dal capitale del crimine organizzato, della corruzione, delle attività illecite nelle quali sempre più si cimentano, in una nuova trasformazione antropologica, i cosiddetti colletti bianchi.
Così la vita della repubblica si confronta col basso impero. Si constati questo fatto, quale esempio. Un grosso archibugio del regime trasversale, infatti ben accolto nei salotti della cosiddetta destra come in quelli della cosiddetta sinistra, nelle curie e da tutte le televisioni, di stato e di commercio, si è trascinato in piazza per salvare dal martirio, l’ipotesi più drammatica una vacanza non programmata alle isole Cayman, il novello Giordano Bruno, un miliardario in demenza senile, se non avesse stuoli di archibugi dal pronto affetto ben retribuito, tanto sciagurato da pagare centinaia di migliaia, forse milioni di euro a una furba marocchina minorenne che altrimenti avrebbe rimediato cento euro da un camionista di passaggio e, allorchè è finita in questura per un furto da sbandati, ha cercato di spacciarla per nipote di Mubarak, la solita trovata dei barboni pizzicati a raccattare di notte.
Insomma condizioni viepiù ideali per tutte le mafie del mondo che sui disastri umani e civili speculano e proliferano.