Pubblicato: mar, 18 Ott , 2016

Teatro, a Roma arrivano “ Le difettose” con Emanuela Grimalda.

Le difettose è sbarcato a Roma al teatro Quarticciolo ed andrà in scena il 21 ottobre al teatro di Ostia.

Dopo il successo dell’omonimo romanzo di Eleonora Mazzoni, edito Einaudi, 2012, è stato ridotto per il teatro con l’abile interpretazione poliglotta, romagnola, toscana, veneta e romana, di Emanuela Grimalda, associata all’impianto registico, raffinato e geniale di Serena Sinigaglia, così da farne una piece teatrale, che spiazza.

emanuela-grimalda-in-le-difettoseNon si tratta di una commedia, ma di una tragedia dei nostri giorni, che veste i panni della commedia soltanto nella prima parte, quella più descrittiva del fedele glossario della fecondazione assistita, inventato, negli anni, dalle aspiranti mamme, in coda sui forum e sul web. Il ritmo giocoso e  gli umori altanelanti delle donne infertili si scontrano ben presto con le altre, tutte giudicanti. Le madri, le infermiere, le ginecologhe e il compagno, costretto a masturbarsi ad ogni costo, pur di ottenere la dose di spermatozoi da iniettare. Così ben presto, non ci sarà altro spazio che  quello di un predominante sentimento forte, affannato, doloroso, di chi non trova pace, né via di uscita. Compresse tra l’infelicità della madre prolifica dell ‘infanzia e la proiezione della donna infertile, seviziata dalla medicalizzazione della fecondazione, le donne di oggi, sono assillate dal rincorrere tanti traguardi (forse troppi?), mentre il tempo scorre beffardo. E, in un attimo, dopo gli studi, la carriera e la ricerca di un compagno, è già troppo tardi.

Un senso di colpa permanente, nel fare troppo o nel fare troppo poco, in cui la donna moderna si trova ad aggrovigliarsi sempre di più nella propria intima solitudine, mentre il maschio, rappresentato sulla scena è ridotto ad un relitto. Obbligato ad usare il suo corpo, ostentando così la sua virilità fino all’oscenità dei suoi pensieri per procurarsi una eccittazione forzata. Anch’egli solo, incompreso, incastrato da una donna di cui subisce la scelta. Una società che colpevolizza, comunque, ancora una volta la donna, che si fa ammaliare dalla tecnoscienza, così come si è lasciata angosciare una vita, da una madre prolifica, con tante certezze ostentate, sempre a nascondere se stessa tra aspirapolveri da passare e doveri da adempiere. Incapace di amare veramente i figli, quanto il suo essere donna e basta.

Un groviglio di emozioni, che partono con gag da commedia, ma il riso ha una breve durata. Il giudizio, l’ansia, ed ancora le figure severe, “contro”, sono davvero molte. Non c’ è un sorriso attorno alla donna che cerca la pancia con la provetta. Non c’ è un’ amica che non viva con invidia il suo successo. Non c’ è calore e fredde sono le infermiere quanto le dottoresse. Freddo e di ghiaccio è il mondo delle donne. Ne deriva un quadro drammatico, forte, bello, ma tuttaltro che liberatorio. Troppe aspettative verso il soggetto donna. Troppe attese di futuro, istruzione, carriera, amore? No, l’amore no, l’amore resta fuori da questa vita. Per chi osa troppo e pensa di volere tutto, non c è spazio per una relazione autentica, non c’ è più quel lento scorrere della vita che sa raccontarsi mentre si sferruzza a maglia. Così “Le difettose” a teatro, liberamente tratto dall’omonimo libro di Eleonora Mazzoni diventano un pugno nello stomaco per le donne di oggi. Un testo opprimente anche se gioca con l’alternanza di chiari e di scuri, ma che finisce con l’inchiodare ad una riflessione amara, lasciandosi alle spalle l’ironica e dolceamara giocosità della Mazzoni.

      Il sipario di apre  con uno sfondo nero frastagliato ed illuminato da tante flebo appese, luminose come lanterne, trasparenti come l’acqua della placenta, che si innalzeranno verso l’alto, lasciandosi andare come i tentacoli di meduse galeggianti. L’acqua è la vita, ma le donne che prenderanno forma sul palco non porteranno gioia, ma dubbi, che ancora noi per prime, oltre alla Chiesa cattolica o alla società contraddittoria, che ci circonda, dovremo sciogliere. Magari con un grande rito collettivo in chiave contemporanea. Testo e drammaturgia ottimi per veterofemministe, savonarola e moralisti di turno. Non ci resta che controbbatterlo e dirvi i nostri perché.

 

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