Pubblicato: dom, 5 Feb , 2023

Sciolto per infiltrazione mafiosa il Comune di Mojo Alcantara (Messina)

disposta una commissione straordinaria per diciotto mesi

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno, ha disposto lo scioglimento, per infiltrazioni mafiose, del consiglio comunale di Mojo Alcantara, uno degli ultimi comuni della provincia di Messina, ai confini con Catania. In considerazione delle accertate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il comune sarà affidato ad una Commissione straordinaria per un periodo di 18 mesi, eventualmente prorogabili di ulteriori sei mesi.

Nel maggio 2022 era già stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 soggetti, indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso e per diversi reati contro la Pubblica Amministrazione. Coinvolto il sindaco di Mojo Alcantara, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere, unitamente al responsabile dell’Area Servizi Territoriali e Ambiente, in quiescenza, sembra che accettassero utilità consistenti in somme di denaro o relative promesse. Dalle risultanze investigative emerge che il primo cittadino favoriva anche le vendite di materiale edile da parte di una società in cui vantava cointeressenze, per compiere specifici atti contrari ai doveri d’ufficio, turbando le procedure di gara. Analogamente l’ex assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Malvagna, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, sembra che inducesse il rappresentante di una ditta edile di Barcellona Pozzo di Gotto, aggiudicataria di lavori pubblici a Malvagna, a rifornirsi di materiale edile da una ditta specifica, allo scopo di agevolare il clan mafioso. Per tale interessamento, il titolare della ditta edile catanese, anch’egli raggiunto da custodia cautelare in carcere, corrispondeva all’amministratore pubblico una dazione corruttiva.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno riguardato l’infiltrazione mafiosa ed il condizionamento delle amministrazioni comunali dei Comuni di Mojo Alcantara e Malvagna, centri della fascia ionica della provincia peloritana, ad opera di cosa nostra. In particolare, le complesse investigazioni svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, hanno consentito di far luce sull’operatività criminale di una cellula decisionale e operativa del tutto autonoma rispetto alle classiche articolazioni di cosa nostra catanese. Tale struttura criminale, secondo l’ipotesi d’accusa, sarebbe risultata in grado di ingerirsi nelle dinamiche elettorali-politiche dei due comuni, oltre che nella relativa gestione dell’attività amministrativa, attraverso l’infiltrazione di soggetti alla stessa struttura criminale. Si tratterebbe dunque di una “cellula criminale autonoma che, avvalendosi della legittimazione mafiosa derivante dalla contiguità al clan dei Cintorino di Calatabiano, la cui fama criminale è consolidata anche per la efferata violenza di numerosi omicidi commessi alla fine degli anni ’90, è riuscita ad imporsi all’interno del tessuto sociale delle due realtà comunali. Le indagini, secondo le valutazioni del giudice, hanno documentato uno spaccato significativo del nuovo modo di “fare mafia”: “un gruppo che, per il suo modus operandi, rappresenta l’evoluzione del modello tradizionale di associazione mafiosa che sfrutta la fama criminale ormai consolidata e che non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza, per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche, al fine di imporre il proprio silente condizionamento”.

Dalle risultanze investigative sembra emergere il potere di uno dei boss, il quale pure se detenuto organizzava i contatti con le ditte appaltatrici per i comuni di Mojo e Malvagna, anche garantendo sostegno ai politici candidati in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali. Le disposizioni da lui dettate venivano tradotte in azione operativa dalla famiglia, in particolare dalla sorella che ricopriva niente meno che la carica di vice sindaco del Comune di Mojo Alcantara. Ugualmente, la disponibilità offerta alla cellula indagata dal già assessore ai lavori pubblici del Comune di Malvagna il quale, nell’interesse della medesima struttura criminale, si adoperava per l’assegnazione di appalti di lavori a ditte vicine, anche mediante corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Le indagini hanno potuto avvantaggiarsi del prezioso contributo fornito da un importante collaboratore di giustizia, il quale avrebbe documentato interessi mafiosi anche nel settore turistico, chiarendo parte delle dinamiche criminali insistenti nella fascia ionica.

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