Pubblicato: dom, 27 Feb , 2022

Revoca della confisca di Casa Felicia

Così il centro culturale di Peppino Impastato torna ai Badalamenti

Tano Seduto alla storia Gaetano Badalamenti- e il figlio Leonardo oggi ultrasessantenne, tornano a far rumore nelle strade di Cinisi (Palermo). Don Tano (1923-2004) fu un capo storico della mafia siciliana, nella cupola di Cosa Nostra, a cento passi dalla casa di Peppino Impastato, condannato tra le altre cose anche negli Stati Uniti a 45 anni di reclusione in una prigione federale per essere stato tra i vertici della cd “Pizza Connection”, traffico internazionale di droga; oltre all’ergastolo per l’assassinio di Peppino Impastato.

Il suo rampollo è un personaggio estremamente controverso: rifugiato in Sud America durante la seconda guerra di mafia, risulta latitante dal 2017, quando gli era stato spiccato un ordine di arresto da parte dell’Autorità Giudiziaria di Barra Funda (Brasile), per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica.

Nel 2009 Leonardo Badalamenti era già stato tratto in arresto in Brasile dal ROS dei Carabinieri nel corso dell’operazione Mixer-Centopassi, indagato per truffa e corruzione, aggravate dall’aver agevolato Cosa nostra. L’uomo è stato rinchiuso a San Paolo, poi scarcerato dal Riesame a giugno dello stesso anno. Insieme a lui finirono in manette altre 19 persone indagate a vario titolo per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori. Secondo i pm titolari dell’indagine, avrebbe realizzato una serie di operazioni finanziarie in Sudamerica con bond falsi. L’attività investigativa, oltre a documentare i legami tra le numerose compagini di Cosa nostra impegnate in attività economiche in diverse realtà del territorio nazionale, aveva costituito una riprova della ritrovata operatività di alcune famiglie che erano scappate negli anni ‘80, a causa della guerra di mafia scatenata dai Corleonesi. Tale evoluzione sembra che fosse riconducibile all’esigenza di Cosa Nostra di recuperare gli esponenti di antica affidabilità, soprattutto in funzione del traffico internazionale di stupefacenti. Non va, infatti, scordato che la famiglia Badalamenti ha ricoperto un ruolo di primo piano nel settore e che suoi affiliati erano implicati nel più rilevante traffico di cocaina all’epoca scoperto in Italia (operazione Cartagine,1994) insieme alle principali famiglie della ‘ndrangheta. B.Junior, che in Brasile aveva assunto l’identità fittizia di un uomo d’affari brasiliano con il nome di Carlos Massetti, risultava inoltre indagato quale capo di un’organizzazione con ramificazioni internazionali, impegnata tra il 2003 e il 2004 nella negoziazione di titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela, mediante l’intermediazione di un funzionario corrotto di quel Banco Centrale, destinati a garantire aperture di linee di credito in Istituti bancari esteri. Veniva anche accusato di aver tentato una truffa in danno delle filiali della Hong Kong Shanghai Bank, della Lehman Brothers e di un’altra banca d’affari britannica, la HSBC, per un importo di diverse centinaia di milioni di dollari americani. Nel 2017 è stata emessa nei suoi confronti una condanna definitiva di 5 anni e 10 mesi dal tribunale di San Paolo per spaccio e per associazione a delinquere internazionale dedita al traffico di droga. Rientrato in Italia nello stesso momento, è passato inosservato fino alla querelle di Cinisi, nel 2020.

In virtù di una sentenza della Corte d’Assise, che gli restituiva un casolare confiscato al padre a seguito di un errore tecnico, era andato a reclamare presso il sindaco il suo diritto di proprietà. Si era anche introdotto abusivamente nell’edificio, rompendo il catenaccio e cambiando le serrature di quella che, originariamente era una stalla e che attualmente, grazie alla riqualificazione comunale, è diventata un’abitazione e un capannone con un valore ben più alto di quello iniziale. Il primo cittadino, l’avv. Giangiacomo Palazzolo, si è fermamente opposto alle pretese del Badalamenti e con coraggio non è arretrato nemmeno di un centimetro, onorando la carica che ricopre.

Jr. do Brasil ha avuto però la sfrontatezza di infilare la porta del comando dei carabinieri e denunciare Palazzolo, che per questo è stato indagato. Il caso è stato poi (ovviamente) archiviato ma è davvero significativo quanto accaduto. II figlio di un boss mafioso avanza pretese intimidatorie nei confronti delle istituzioni, che anziché essere difese vengono esse stesse inquisite.

Nel frattempo, con oltre tre anni di ritardo, emerge il mandato di cattura internazionale spiccato nei confronti di Badalamenti dalle autorità brasiliane. Arrestato dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Palermo coordinata dal II Reparto Investigazioni Giudiziarie della stessa Direzione, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) e la Polizia brasiliana (agosto 2020). La Corte d’Appello Italiana, però, decide di respingere la richiesta di estradizione in Brasile e dispone per la sua scarcerazione (maggio 2021).

Badalamenti Jr è un uomo libero in suolo italico, spavaldamente contrasta il sindaco e si impone per riottenere i beni sequestrati al padre nei decenni passati. Una situazione grottesca quanto assurda, che in primo luogo colpisce la cittadinanza di Cinisi, e che è un pessimo segnale per tutti coloro che credono nella Giustizia e nella Democrazia.

Nello specifico, l’ingiunzione di dissequestro riguarda l’immobile assegnato nel 2010 al Comune di Cinisi dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati e successivamente ristrutturato con gli oltre 370 mila euro di fondi comunali ed europei, ottenuti attraverso il Gal Castellammare del Golfo, dato in gestione all’associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Un centro socio culturale punto di riferimento nella storia della Sicilia ma anche dell’Italia tutta, volto alla memoria di Peppino, ucciso proprio dal clan Badalamenti, e della madre-coraggio, signora Felicia Bartolotta. Il casolare si trova sopra il campo comunale di Cinisi ed era, per disposizione della normativa di sequestro alla mafia L.109/96, da considerare un bene della collettività. L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha, però, notificato al Comune di Cinisi, all’Avvocatura Generale dello Stato, all’Avvocatura Distrettuale dello Stato ed alla Prefettura di Palermo la revoca di Casa Felicia, con le operazioni di immissione in possesso già fissate per la mattina del 25 Febbraio, posticipate per motivi tecnici al 29 aprile, sempre di quest’anno. Così dovrebbe ritornare ai Badalamenti quella stessa struttura creata in memoria di chi il boss ha fatto uccidere.

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