Pubblicato: ven, 10 Gen , 2014

La Camusso approva il Job Act di Renzi

Il piano per il lavoro di Matteo Renzi riceve l’apprezzamento dei sindacati, critici Forza Italia e il ministro Giovannini

 

Susanna Camusso e Matteo Renzi

Susanna Camusso e Matteo Renzi

Renzi presenta il suo “Job Act” e riceve apprezzamenti (ma anche aspre critiche) da tutti gli schieramenti.

Non semplice riforma del lavoro ma job act. Il piano presentato dalla segreteria del PD, al momento in bozza e aperto a modifiche, non si limita infatti a riformare il diritto del lavoro ma affronta in maniera organica il tema: 7 piani industriali per i 7 settori strategici italiani, un nuovo e semplificato codice del lavoro entro 8 mesi, riduzione delle forme contrattuali e creazione di un contratto unico per i giovani a garanzie crescenti, un assegno di disoccupazione universale unito a corsi di formazione professionale, riforma dei Centri per l’Impiego. Inoltre sono presenti provvedimenti che spesso esulano dalle previsioni di una consueta “riforma del lavoro” come lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alla rendita finanziaria, l’abbattimento del costo dell’energia per le imprese, semplificazione amministrativa e implementazione dell’agenda digitale.

Le proposte di Renzi avevano già trovato l’apprezzamento di diversi esponenti politici, Confindustria e Unione Europea ma in questi giorni è arrivata la più inattesa delle approvazioni: quella dei sindacati, della CGIL in particolare.

Susanna Camusso, che durante le primarie del 2012 aveva detto «se vince Renzi sarà un problema per il lavoro e per il Paese», fa una clamorosa retromarcia salutando il Job Act  renziano come «novità inaspettata» e sostiene che «va nella direzione giusta». Nel particolare la leader sindacale apprezza l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie e il contestuale taglio delle imposte sul lavoro. Anche la riduzione delle forme contrattuali viene vista con favore anche se si pone nel totem dell’articolo 18 un limite invalicabile. Al ministro Giovannini che, dopo aver aperto al contratto unico per i giovani, aveva bollato le proposte di Renzi come «non nuove e dai costi consistenti» la Camusso ha risposto che il leitmotif sui costi è la solita obiezione che viene fatta per ogni riforma, secondo la segretaria della CGIL le risorse vanno trovate anche a costo di aumentare le tasse, ad esempio introducendo la patrimoniale.

Già detto dei dubbi del ministro Giovannini, sono critici anche Forza Italia e NCD. Il Nuovo Centrodestra, con l’ex-ministro Sacconi, sostiene che il piano di Renzi «cede ai diktat della CGIL» mentre il partito di Berlusconi, per bocca del capogruppo alla Camera Brunetta qualifica il Job Act  come «scritto da dilettanti».

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