Mafia: Pd, rischio stragi? Alfano riferisca in Parlamento
La richiesta al Parlamento, perché «faccia chiarezza sulla possibilità di una nuova stagione stragista in Italia»
«L’Italia rischia una nuova stagione stragista? Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, riferisca subito in Parlamento e informi tutti i cittadini. Servono garanzie sulla protezione del pm Nino Di Matteo e di tutta la popolazione». È quanto dichiarano i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi; Donatella Ferranti (presidente commissione Giustizia della Camera); Danilo Leva (responsabile Giustizia del Pd); e Walter Verini (capogruppo Pd in commissione Giustizia).
«Il Parlamento ha appreso dalle prima pagine dei giornali – spiegano i deputati del Pd – che la mafia, per mettere nel mirino il pm Di Matteo, potrebbe avviare una nuova campagna stragista. Si tratta di nuove rivelazioni gravissime, sulle quali serve immediata chiarezza in aula. Se sono notizie che potevano essere rese pubbliche, è urgente che vengano riferite al Parlamento. Qualora, invece, si tratti di informazioni da tenere riservate, il ministro spieghi in aula come è stato possibile che siano state divulgate».
I quattro esponenti democratici ricordano che avevano già chiesto al Governo di manifestare con i fatti la vicinanza al magistrato Di Matteo, in prima linea contro le minacce della malavita organizzata. «Ora – aggiungono – apprendiamo che a rischio sarebbe anche tutto il Paese, sulla base delle nuove informazioni raccolte dalle cimici che sorvegliano i boss. Servono risposte in Parlamento».
I particolari sulle nuove minacce sono emersi durante il Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza che si è riunito martedì pomeriggio a Palermo. Alfano ha confermato che esistono segnali che non fanno escludere la possibilità di un ritorno di Cosa nostra, dopo anni di silenzio, alla strategia stragista degli anni Novanta. Già a luglio, il Viminale aveva innalzato il livello di sicurezza per il magistrato palermitano dal secondo al primo, ma lo stesso provvedimento non è stato esteso per gli altri magistrati del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia, e cioè il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene.
Alla luce delle ennesime minacce di morte rivolte ai magistrati più esposti (tra i quali vanno inclusi anche quelli delle Procure di Trapani e Caltanissetta, oltre che l’avvocato Fabio Repici), il ministro dell’Interno, durante l’incontro con i giornalisti nel capoluogo siciliano, ha anche annunciato che «è stato reso disponibile per il pm Di Matteo il bomb jammer», una sofisticata apparecchiatura in grado di bloccare i telecomandi a distanza. Gli stessi, cioè, utilizzati per gli attentati di Capaci e via D’Amelio. Se da un lato Alfano ha assicurato che lo Stato è pronto ad impiegare tale dispositivo, dando persino come già disposta la dotazione per la scorta di Di Matteo, dall’altro, nel corso della riunione del Comitato nazionale per la Sicurezza, si sarebbe espresso in maniera diversa: perché il bomb jammer venga adottato, sarà necessario effettuare dei test per verificare se il congegno sia nocivo o meno per la salute dell’uomo. C’è il rischio, infatti, che col tempo possa creare danni a chi lo utilizza e alle persone che vengono a contatto con esso.
«Non lasciamoci ingannare dagli annunci ad effetto e dalle promesse, che spesso poi non vengono mantenute – ha riferito Salvatore Borsellino, fratello del giudice –. Io credo che non ci sia da fidarsi, nella politica degli annunci non mantenuti e delle promesse disattese il ministro Alfano ha un ottimo maestro, il leader del partito da cui si è appena staccato ma a cui continua a promettere accordi e fedeltà. Bisogna mantenere alta la guardia e non allentare la nostra mobilitazione e il nostro impegno, se questi giochi non sono tollerabili con le promesse di sgravi di tasse e argomenti simili lo sono ancora meno con le vite umane. Non sia mai che domani dovessimo sentirci dire che, mentre le enormi antenne del MUOS non sono pericolose per la salute, lo è invece la valigetta del dispositivo che blocca l’uso dei telecomandi. Ci dovranno spiegare allora perché viene usato o è stato usato per personaggi per cui rappresenta soltanto uno status symbol dato che non corrono alcun pericolo di attentati, se non per mezzo di innocue statuette del duomo di Milano».