Pubblicato: mar, 1 Apr , 2014

La corruzione prima emergenza

Nel dibattito politico è assente la principale emergenza

foto1Nel dibattito politico di questi giorni si dibatte di tutto, meno che delle prime emergenze nazionali: la corruzione e il crimine. E’ questa una classe politica distante dai problemi reali, perché demagogica, replica gli argomenti che la gente vuole sentirsi ripetere. Invero se i grandi e meno grandi evasori venissero veramente costretti a contribuire ai sacrifici comuni, se il crimine, più del fisco, non fosse un costo ormai insopportabile per la società, se l’impresa non si inclinasse sempre più spesso all’illegalità, il Paese sarebbe maggiormente risanabile, con una giusta pressione fiscale e una accettabile sicurezza economica.

Tutti i giornali in questi giorni hanno riferito la notizia della ennesima indagine che coinvolge la famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini farmaceutica, già indagata per truffa sui principi attivi dei farmaci e ora sospettata di riciclaggio dei fondi “neri”, in tal modo accumulati, per l’acquisto del 4% del Monte dei Paschi, a sua volta dissestato dallo scandalo per l’acquisizione di Antonveneta, tanto che la Fondazione che la deteneva ne ha potuto conservare, per la gestione fallimentare, una quota ormai marginale, anzi irrisoria.

Ma sono notizie che non fanno più notizia, tanto sono numerosi gli scandali che marchiano il settore industriale e produttivo e il sistema finanziario. E invece quasi nessuno conosce, o ricorda più, ad esempio, il rapporto di Sos Imprese, emanazione di Confesercenti, di un anno fa, “Le mani della criminalità sulle imprese”, che dovrebbe invece far paura. E allora merita brevemente rimemorarlo.

La mafia si conferma “il  più grande agente economico del paese”, recita Sos Impresa di Confesercenti, associazione delle piccole imprese, non toghe rosse, moralisti o altra gentaglia di tal fatta che fa adirare i galantuomini dell’omertà. Essa “è in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140miliardi di euro, con un utile superiore ai 100miliardi”, pari al 7% del Pil. “Mafia spa è la prima banca d’Italia, con 65 miliardi di euro di liquidità”.

“In questo momento di crisi”, ha detto il presidente dell’associazione Marco Venturi, “mafia spa è l’unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti e oggi, complice la crisi, si è determinato un rapporto di complicità e collusione tra pezzi della finanza e dell’imprenditoria con la criminalità organizzata. La vicinanza alle organizzazioni criminali, giungere a patti con esse, conviverci può fare la differenza fra essere espulsi definitivamente dal mercato o poter continuare ad operare, magari vedendo aumentare il proprio fatturato”. E dato che nel vero e proprio mutamento antropologico dell’impresa neoliberista  cui si assiste la competitività e il profitto sono divenuti gli unici valori umani che contano, sembra a un numero sempre crescente di soggetti male minore il trattare coi criminali, che son fra l’altro sempre meglio vestiti e quasi sempre di buone maniere, ovviamente fino a quando non si finisca per esserne rovinati, causa la demenza da Calandrino, e così il patto diabolico passa a divenire normalità.

“E’ proprio grazie alla connivenza collusiva con il mondo politico e amministrativo e di professionisti senza scrupoli o compiacenti che le mafie si sono insediate nel Centro e nel Nord Italia; controllano la quasi totalità del mercato del gioco d’azzardo, anche lecito, dello smaltimento dei rifiuti, specialmente quelli tossici e nocivi, del ciclo delle costruzioni”.

Ma, e lo sottolinea il rapporto, adesso, e la Lombardia ne è stata laboratorio, e pure la Toscana, ad esempio nella Versilia, è terra di conquista, gli interessi degli ‘ndranghetisti, dei camorristi, dei mafiosi si sono spostati in settori imprevedibili: nel comparto sanitario, nello sport, nell’autotrasporto, nella logistica, nella ristorazione e il tempo libero, nella ricezione alberghiera, nella vigilanza dei locali notturni.

La nostra impresa medio-alta poi, mentre la finanza è ovunque e di sua natura tendenzialmente cancerogena, ha non infrequentemente elementi di viziosità, per cui la speculazione finanziaria fa agio su investimenti produttivi e ricerca, i salari e gli stipendi dei dipendenti sono tra i più bassi d’Europa, mentre tra i più alti le ricompense dei manager e le rendite parassitarie della proprietà, insomma si tratta di un sistema particolarmente permeabile al reato e alla corruzione.

E’ fatale pertanto quanto il verificarsi di una regola matematica che i pregiudicati coi loro dipendenti che fanno riferimento a un degradato sistema, azienda stato e stato azienda, impresa di vil accatto e impresa criminosa, somma e becera incultura, e che si sono spacciati per classe politica, blocchino da anni con ogni mezzo la legge anticorruzione, strumento inesistente nel paese dell’arrangiarsi, evidentemente terrorizzati da ogni ipotesi, seppur blanda, di lotta all’illegalità, al fare corruttivo e delinquenziale. E invero in quale altro ameno luogo del creato potrebbero i corrotti godere del patrocinio del partito dei corrotti a viso scoperto e con folle presunzione di responsabilità fin nel Parlamento della nazione?

Fulvio Turtulici per Reporter Diffuso

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