Pubblicato: gio, 16 Feb , 2017

In odor di mafia.

L’impresa che aveva vinto la gara d’appalto per l’ampliamento di Podere Rota a Terranuova Bracciolini è finita nella lista dell’antimafia.

La Prefettura competente ha predisposto la misura interdittiva antimafia per la “Italcostruzioni srl” di Siderno, in provincia di Reggio Calabria. E’ l’impresa che nel dicembre 2015 si è aggiudicata l’appalto per l’ampliamento della discarica di Podere Rota a Terranuova Bracciolini. Fu proprio l’aggiudicazione di quell’appalto a mettere l’impresa calabrese al centro delle indagini. Fu la Prefettura di Arezzo a disporre sull’appalto terranuovese controlli amministrativi, nel quadro di una più vasta operazione mirata a verificare l’esistenza di infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti della provincia aretina.

L’interdittiva antimafia è un atto di competenza delle prefetture con cui si segnalano imprese che presentano un pericolo di infiltrazioni mafiose; e l’impresa individuata entra a far parte della lista nera dell’antimafia. Nella Italcostruzioni è socio al 13% Francesco Cataldo, figlio di Vincenzo, settantenne condannato in primo grado a 9 anni per associazione mafiosa.

La Csa Impianti, la spa che gestisce la discarica di Podere Rota e che nell’ottobre 2015 e successivamente, a seguito dell’improvvisa rinuncia della ditta potentina che aveva vinto il primo appalto, aveva aggiudicata la gara alla ditta calabrese, dichiarò, al tempo dell’irruzione degli inquirenti nella discarica, che prima della stipula del contratto aveva effettuato “nei confronti della Italcostruzioni srl, nonché sulle persone fisiche titolari di cariche aziendali, tutte le verifiche del caso, le quali hanno evidenziato il regolare possesso dei requisiti richiesti, ivi compresa la certificazione antimafia”

Ma invero già nel settembre 2014 gli uomini dello Sco e della Squadra Mobile di Reggio Calabria diedero esecuzione all’operazione “Crimine”, nell’ambito della quale furono arrestati e quindi sottoposti a custodia cautelare 53 affiliati della cosca ‘ndranghetista dei Commisso di Siderno, tra i quali Vincenzo Cataldo. Le indagini avevano permesso di scoprire un intreccio tra ‘ndrangheta e politica corrotta per il controllo sugli appalti pubblici: politici corrotti ed esponenti delle ‘ndrine insieme per pilotare gli appalti delle pubbliche amministrazioni, da quelli per le infrastrutture a quelli per l’edilizia scolastica. Gli arrestati sono stati ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con violenza e minacce e reati in materia di armi. Il 20 gennaio 2016 il gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, ha emesso in primo grado 21 sentenze di condanna, tra le quali quella di Vincenzo Cataldo a 9 anni.

Secondo la Questura di Reggio Calabria la cosca Commisso, a cui appartiene il Cataldo, ha una notevole capacità di proiettare le sue attività criminali anche fuori del territorio ionico-reggino, sul versante nazionale e in ambito transnazionale, fino persino in Canada, con il condizionamento degli appalti pubblici.

Da questa vicenda di Podere Rota, dunque, viene confermata la pericolosa presenza della criminalità organizzata anche nel territorio valdarnese.

Fulvio Turtulici

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