Pubblicato: gio, 12 Set , 2013

I pupi antimafia sbarcano a Brancaccio

Un pomeriggio dedicato a padre Pino Puglisi, con i pupi della compagnia marionettistica di Angelo Sicilia, nel ventennale dell’omicidio del sacerdote di Brancaccio

 

NEWS_161023In occasione del ventennale della morte di Padre Pino Puglisi, la Marionettistica Popolare Siciliana, con la regia di Angelo Sicilia, mette in scena questo pomeriggio in prima nazionale, all’Auditorium del Teatro Brancaccio di Palermo, dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo – rapito, strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, dopo 779 giorni di prigionia -, lo spettacolo dal titolo “Padre Pino Puglisi. Un prete contro la mafia”.
Un lavoro, realizzato in occasione del ventennale della morte di Padre Pino Puglisi, il cui accompagnamento musicale è stato affidato al giovane cantastorie bagherese Paolo Zarcone e al cantautore Moffo Schimmenti.
Da anni ormai Angelo Sicilia ha tolto le armature ai pupi, prediligendo la narrazione delle storie più belle del popolo siciliano. Ha, infatti, ideato e messo in scena il ciclo dei “pupi antimafia”, comprendente ben otto spettacoli che ripercorrono storicamente le tappe più salienti della lotta alla mafia in Sicilia. Un filo rosso che unisce sapientemente la storia dei Fasci siciliani, la lotta dei contadini per la riforma agraria, per arrivare alla storia di Peppino Impastato, di Pio La Torre, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sino a Padre Pino Puglisi. Questo ciclo permette di cogliere anche l’evoluzione di cosa nostra negli ultimi cento anni, dalle lupare contro i contadini e i sindacalisti, al tritolo e alle stragi.
Il teatro funge così da mediazione e, grazie al suo linguaggio diretto e alla bellezza della meccanica delle marionette, permette di veicolare messaggi di impegno civile e sociale, catapultando gli spettatori all’interno delle storie.
Quella di Pino Puglisi, da qualche mese beatificato dalla chiesa, è la storia di un prete di frontiera che è stato ucciso dalla mafia perché faceva semplicemente il suo mestiere. In Sicilia, infatti, non si sono purtroppo ammazzati solo giudici e forze dell’ordine, ma anche i ministri di Dio che hanno avuto il coraggio di alzare la testa, di lottare per donare condizioni migliori a bambini destinati a divenire manovalanza per le associazioni criminali.
Angelo Sicilia è riuscito a narrare la semplicità e la forza di “3P” e la sua coraggiosa ribellione, incastonandola abilmente nella difficoltà culturale di un quartiere come Brancaccio che appare in tutta la sua inesorabile decadenza.
Se, però, da un lato viene palesata, in tutta la sua forza distruttiva, la cultura omertosa e la violenza, dall’altro la gioia dei bambini riesce a lenire questo crudo realismo. La narrazione fuori campo è affidata al cantastorie che riesce a tessere il filo rosso che unisce la drammaticità e la bellezza di questa storia. Gli spettatori si troveranno ad osservare l’indifferenza dei palermitani dinanzi al corpo martoriato del prete e saranno chiamati a scegliere subito da che parte stare.
“Sarà la morte a raccontare la vita di questo grande uomo – spiega lo stesso Sicilia – in un susseguirsi di scene in cui ogni spettatore diventerà parte attiva della storia. Il teatro diventa in tal modo lo strumento ideale per far dialogare l’uomo con la parte più recondita di sé. Solo entrando in contatto con la propria cultura mafiosa, ammettendola e palesandola a se stessi, si può pensare ad un superamento vero e genuino della stessa”.

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