Pubblicato: sab, 1 Dic , 2018

Editoria, taglio a zero. Il Movimento 5stelle va avanti tutta. La Lega frena. Il sindacato dei giornalisti chiede di essere ascoltato, ma davvero.

Roma, il 10 dicembre appuntamento a Roma, dalle 11 alle 13. la FNSI  invita a manifestare davanti al ministero dello sviluppo economico.

 

     Roma, oggi si è parlato di taglio ai finanziamenti pubblici all’ editoria nella sede di Stampa romana, in un incontro promosso dal sindacato dei giornalisti del Lazio. Al microfono, in diretta, anche il giornalista, già piccolo editore lombardo Alessandro Morelli, oggi deputato leghista. -Non ci piace fare il muro contro muro, ha dichiarato, mi piacciono le posizioni equilibrate –  Il taglio ai finanziamenti pubblici all’editoria non è nel contratto tra Lega e Movimento 5 stelle, ma è un cavallo di battaglia dei pentastellati. Infatti, l’emendamento del deputato Varrica, che stabilisce un taglio del 90% entro il 2020 è  già stato presentato . Ed anche se la legge di Bilancio deve ancora fare due passaggi e Morelli sostiene che non sarà rapidissimo, il tempo che resta è davvero poco.

La carta stampata è sempre meno frequentata dai lettori, testate storiche come Avvenire ed Il Manifesto  ed atri giornali di informazione e, per fortuna, “di parte” o territoriali, locali, sarebbero spacciate via, con i loro editori ed i giornalisti che vi lavorano.  Un colpo forte, entro il 2020, già forti riduzioni in vigore dal 2019, contro un mondo del lavoro che sopravvive con fatica e tenacia, sopravvissuti per competere e trovare il modo anche per rappresentare altro, oltre alle solite informazioni che ti profilano in rete, a tal punto che leggi solo il mondo che ti interessa e non vedi più, tutto ciò che è diverso o altro da te.  Dunque, è qualcosa di più di una semplice rivendicazione di bottega, non è la richiesta vetero di una noiosa  corporazione, ma è qualcosa di importante per tutti. Le politiche non si migliorano a colpa di accettate facili. Tagliare del 90% i finanziamenti pubblici ad un settore di “resilienti e resistenti”, i pochi sopravvissuti ad un mondo fagocitato da pochi colossi, non è un’ azione di valore, ma  un gesto facile. Più difficile sarebbe ragionare su come, a fronte di soli 60 milioni di euro risparmiati, rendere invece quegli investimenti più efficaci e più produttivi oggi. Tagliare circa 1000 posti di lavoro e futuro per un migliaio di famiglie, ma per costruire cosa e come? Qual è il progetto? In altri paesi europei, è vero che non esiste il finanziamento pubblico, ma è anche vero che si sono messi in pista importanti sgravi fiscali o formule che aiutano il sistema a migliorare e, comunque, ad esistere. L’emendamento Varrica (M5 stelle) sprona all’investimento sul digitale ma non fa proposte ed offre solo un colpo di scure alle erogazioni previste per il 2019. Resta esclusa dai tagli solo l’editoria speciale, per i non vedenti, gli ipovedenti o a tutela dei consumatori o degli utenti. L’emendamento introduce inoltre un tetto massimo di 500 mila euro. Pesanti le conseguenze per l’editoria delle minoranze linguistiche, che perdono il regime di maggior favore previsto finora.

 Forte oggi più che mai la richiesta di un time break, di un tavolo vero, come quelli di un tempo che fu, dove la politica non perda tempo, ma prenda il tempo per non sbagliare. Perché le politiche necessitano di scambio, di ascoltare reciproci punti di vista e cercare la quadra. La questione del metodo non è indifferente, davvero non lo è. Riformare le modalità ed i criteri del finanziamento pubblico alla piccola editoria è un esercizio di democrazia e di civiltà. Ed è un dovere costituzionalmente protetto. Oppure individuare anche altri strumenti, come spingere sulla web tax per i colossi, i cosidetti over the top (Amazon, facebook, google), che guadagnano sul lavoro dei giornalisti da anni inserendo pubblicità sui contributi dei lavoratori dell’informazione. Un tema cruciale, politico, a livello europeo, ma che va affrontato al più presto anche in Italia, con regole e convinzioni serie. Oggi alla piccola editoria, domani alla Rai, il passo è certo ed è breve. Anche la discussione sulla redistribuzione di una parte del canone Rai come forma di finanziamento all’ editoria formato famiglia, va fatta. I soldi pubblici sono ben spesi  quando si ragiona sul sistema e si fa camminare il Paese. E mentre il Movimento 5 stelle vuole portare a casa un risultato facile, la Lega si è impegnata a lavorare politicamente perché il metodo a volte aiuta a modificare il fine.  Quando il taglio è facile,  il risultato non si vede.  Nella politica del click, l ‘informazione muore e a noi sindacalisti e giornalisti autentici e democratici, proprio non piace, sappiatelo tutti.

(Monica Soldano, giornalista, consigliera Associazione Stampa romana)

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