Addio a Boskov, padre-allenatore della Sampdoria dei record
Grazie a lui l’unico scudetto blucerchiato, maestro di pragmatismo ed ironia
“Rigore è quando arbitro fischia.” Questa frase rimarrà ancora per molto tempo nell’immaginario collettivo degli amanti del calcio e di Vujadin Boskov, scomparso ieri a Novi Sad in Jugoslavia ad 82 anni dopo una lunga malattia.
Prima mezzala fantasista militando nel Vojvodina, nella Sampdoria (anno 1961-62) e negli Young Boys in Svizzera per poi intraprendere la carriera di allenatore, proprio degli elvetici, che lo consacrerà al grande pubblico.
Successivamente, nel 1971, passa all’amato Vojvodina che lascerà solamente per la nazionale jugoslava con la quale raggiungerà i quarti di finale del campionato europeo di calcio del 1972 venendo poi sconfitta dai russi. Dal ’74 all’84 passa dieci anni prima in Olanda e poi in Spagna conquistando una finale di Coppa dei Campioni, un campionato e due Coppe di Spagna con il Real Madrid.
Il ritorno in Italia arriva nel 1985 quando approda come direttore tecnico dell’Ascoli nella serie cadetta, coadiuvato da Aldo Sensibile. La marcia fu trionfale ed i bianconeri, dominando e vincendo il campionato, ritornarono in serie A, Boskov invece venne ingaggiato da Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria.
A Genova il serbo, stavolta in compagnia di Narciso Pezzotti, si consacra anche nel calcio italiano vincendo due coppe italia consecutivamente (1988, 1989), una coppa delle coppe (1990), una Supercoppa italiana (1992) e soprattutto il campionato italiano che le è valso il suo primo e finora unico scudetto. Da non dimenticare, poi, le finali perse in supercoppa, in coppa delle coppe e soprattutto in Coppa dei Campioni quando la sorprendente Sampdoria di Vialli e Mancini – i ‘ gemelli del gol’ – arrivò vicinissima all’insperato traguardo venendo poi punita nel secondo tempo supplementare da un bolide dell’olandese Koeman che regalò la coppa al Barcellona. Boskov già nel 1981 assaporò questo traguardo ma il suo Real Madrid venne sconfitto dal Liverpool a Parigi.
Prima di ritornare alla Sampdoria (1997-98, si fermò all’ottavo posto), Boskov allenò un anno la Roma e, successivamente, per un biennio il Napoli. Passò poi al Perugia di Gaucci sostituendo il dimissionario Castagner, raggiungendo la qualificazione all’Intertoto. La sua ultima ed importante esperienza da allenatore, Boskov se la conserva per l’importante appuntamento del campionato europeo di calcio del 2000 giocato in Belgio ed Olanda. La ‘sua’ Jugoslavia, dopo un esaltante girone eliminatorio con 7 reti fatte ed altrettante subite, viene asfaltato dall’Olanda di Frank Rijkaard. L’unica consolazione Boskov la ebbe dal suo centravanti (Milosevic, poi passato al Parma) che divenne, insieme all’olandese Kluivert, il capocannoniere del torneo.
Addio a Boskov, grande allenatore e grande uomo concreto e pragmatico. “Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0”