Pubblicato: gio, 7 Nov , 2013

Nella lotta alla mafia, “tu da che parte stai?”

Non è consentito nessun compromesso: con la legalità o contro. Pm Di Matteo: «Necessaria una rivoluzione dal basso»

 

1385734_10202504424077044_1960466804_nVolutamente provocatorio è il titolo della seconda “Giornata universitaria dell’antimafia”, organizzata dall’associazione studentesca ContrariaMente e dalla Rete Universitaria Mediterranea, tenutasi ieri nell’atrio della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo: “Tu da che parte stai?”.

In una città come Palermo, una domanda del genere assume un peso ancora maggiore. Bisogna decidere (e dimostrarlo con le proprie azioni), ogni giorno, da che parte stare. Le vie di mezzo non sono ammesse. Parole simili furono pronunciate diverse anni fa da Roberto Scarpinato, attuale procuratore generale della Corte d’appello del capoluogo siciliano: «Etica è innamorarsi del destino degli altri e Palermo è uno dei pochi luoghi etici rimasti in questo Paese, perché si è costretti a scegliere: o stai con gli assassini, oppure no, o stai da una parte oppure dall’altra, anche se poi è difficile vivere questa scelta». Dell’impossibilità di un compromesso, ne aveva parlato ancor prima il giudice Paolo Borsellino, rivolgendosi specialmente alle giovani generazioni: «La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità». DSC06937

Un’analisi lucida e sempre attuale, strettamente legata al tema conduttore dell’incontro svoltosi nella stessa facoltà che ebbe, tra i suoi studenti più illustri, proprio il giudice Borsellino, così come Giovanni Falcone e Rocco Chinnici.

Tantissimi, gli studenti (e non solo) presenti al dibattito, che ha visto l’intervento dei pm Nino Di Matteo e Vittorio Teresi; della testimone di giustizia e presidente dell’associazione antiracket “Legalità e libertà”, Valeria Grasso; del coordinatore regionale di “Libera”, Umberto Di Maggio e di Antonio Scaglione, preside della facoltà di Giurisprudenza, nonché figlio del magistrato ucciso da Cosa Nostra, Pietro Scaglione. A dare il via all’evento è stato il presidente di ContrariaMente e membro del Consiglio nazionale degli studenti universitari, Salvo Di Chiara.

«Questa non è certo la prima delle iniziative di questo tenore, che trattano il tema della legalità, che svolgiamo all’interno della facoltà; però così tanti ospiti illustri, tutti insieme, nella stessa giornata, non li abbiamo mai avuti. Quindi per me – esordisce quasi commosso Di Chiara – è una grande, grande emozione».

«L’obiettivo fondamentale della nostra associazione – prosegue – e che abbiamo voluto mettere per iscritto nell’articolo 1 del nostro statuto, è la divulgazione della cultura della legalità, al fine di stimolare tutti, specie gli studenti, alla partecipazione attiva e all’impegno nell’ambito della lotta alla mafia». Da qui anche la scelta del titolo della Giornata, «dichiaratamente rivolta a chi ripudia la mafia a parole, ma nei fatti fa poco per riscattare la nostra terra». Quando si parla di legalità, «non esistono il grigio e il bianco sbiadito. O bianco, o nero. O si è da un lato, o si è dall’altro. E per “atteggiamento mafioso” non dobbiamo pensare soltanto a Cosa nostra, alla ‘Ndrangheta o alla Camorra, ma dobbiamo considerare tutto quel sentimento che va nella direzione del non rispetto delle regole».

«Il rispetto delle regole non va inteso come un’imposizione dall’alto. Tutti ci poniamo delle regole, affinché possiamo vivere serenamente, coadiuvandoci l’uno con l’altro. La cultura mafiosa tende a distruggere tutto questo. È la cultura della furbizia e della prevaricazione. Il titolo della Giornata invita tutti a porci una domanda, quotidianamente: io da che parte sto? Cosa faccio per contrastare l’atteggiamento mafioso all’interno del mio territorio e della società civile?».

«Non è l’impegno di pochi a permettere di eliminare il fenomeno mafioso, ma l’impegno di tutti, nessuno escluso». E, forse, la presenza di tantissimi studenti è già testimonianza di quell’impegno, risposta concreta a quella domanda.

La parola è poi passata al preside Scaglione, che ha messo in evidenza come giornate come queste introducano un altro importante tema: quello della memoria. Ha così citato una frase di Sant’Agostino: «Il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa». Il professore ha infatti voluto sottolineare come «fare memoria significhi tenere sempre vivo il ricordo di chi è caduto nella lotta alla mafia, ma anche testimonianza» e che questa debba tradursi in un «costante e quotidiano impegno sociale», perché «il semplice ricordo non è sufficiente a sconfiggere la mafia».

«Il fenomeno mafia – conclude Scaglione – può essere sconfitto soltanto se rafforziamo il buon Governo, se aumentiamo il sostegno a quei magistrati che sono in prima linea nella repressione delle mafie, attraverso una vera e propria difesa a oltranza della Costituzione. Non ci sono alternative».

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Dello stesso parere è il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. L’indignazione a parole non basta. «È necessario trasformarla in cultura comune, voglia di conoscere la storia del nostro Paese» e capire che la mafia ha inciso profondamente nella sua scrittura. Ecco perché, incontri come questi, sono fondamentali. Lo stesso concetto è stato ripreso dal pm Nino Di Matteo. «Io credo moltissimo all’utilità di questi incontri con i giovani. Sono utili intanto per noi magistrati, poiché ci ricordano il senso del nostro lavoro, che è quello del servizio alla collettività, e sono utili anche per loro, che devono capire che l’unica possibilità di definitiva sconfitta della criminalità organizzata, e ancor più della mentalità mafiosa, viene dalla volontà di una rivoluzione».

«Una rivoluzione che parta dal basso, dalle coscienze di tutti e soprattutto dei giovani. L’indifferenza è da sempre la migliore alleata delle mafie».

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