Pubblicato: ven, 6 Gen , 2023

Peppino Impastato e Giuseppe Fava: il ricordo di una grande Sicilia

avamposto di legalità e denuncia 

Giuseppe Fava immenso come Peppino Impastato. In comune fra i due, tra le tante cose, anche il 5 gennaio. Giorno in cui Peppino nacque (nel 1948) e a Pippo spararono (nel 1984). Per ironia della sorte, Fava è stato il secondo intellettuale a essere ucciso da Cosa nostra proprio dopo Impastato. Loro, che hanno fatto la storia, erano l’avamposto della denuncia, della legalità e della cultura.

Due uomini, due siciliani, giornalisti, uccisi dalla mafia: Giuseppe Fava era un professionista della carta stampata, Peppino Impastato amava fare l’equilibrista tra satira e denuncia dalla sua Radio Aut. Entrambi avevano individuato i boss della loro zona, da una parte Nitto Santapaola, dall’altra Tano Badalamenti. Pippo continua a investigare e a preparare reportage, giorno e notte davanti una macchina da scrivere. Il teatro, la sua grande passione che alterna sfornando libri. Radio Rai, la sceneggiatura di Palermo or Wolfsburg gli vale l’Orso d’Oro a Berlino. Collabora con i giornali più importanti, locali e nazionali. Racconta di traffici di droga, di chi comanda a Catania, di boss e di editori. Mette la lente di ingrandimento sulla base Nato, cavalieri, politici, imprenditori, questori e uomini di chiesa. Disvela gli intrecci mafiosi. Sono le 21.30 del 5 gennaio 1984, Pippo Fava è in auto, a un passo dal teatro. Su di lui una pioggia di proiettili. Gli sparano da dietro. Peppino Impastato, invece, è stato un’eccezione per l’epoca. Si dissocia dalla famiglia che è un importante clan mafioso e tuona da Cinisi nel nome della legalità. Fonda il circolo musica e cultura, organizza cineforum e teatro. Investiga, denuncia pubblicamente il narcotraffico, il monopolio dell’aeroporto di Punta Raisi, le alleanze politico-mafiose. Sindacalista, appassionato anche alla politica, si candida alle elezioni comunali, ma non fa in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché viene assassinato a campagna elettorale ancora in corso, la stessa notte in cui anche Aldo Moro è messo a tacere per sempre (9 maggio 1978). Menti raffinatissime da Roma avevano disposto e Cosa nostra, per mano del Badalamenti, aveva eseguito. Tentarono dunque di inscenare un attentato-suicidio, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Alle elezioni, Peppino era risultato il consigliere comunale più votato con 199 preferenze.

Impastato e Fava sono stati uccisi, diffamati, secondo le regole e le strategie mafiose, per screditarli e disonorarli, additati come un “terrorista” e un “femminaro”. Felicia Bartolotta, madre di Peppino, e suo fratello Giovanni Impastato, si batterono strenuamente affinché fosse riconosciuta la matrice mafiosa dell’omicidio. Anche nel caso di Fava l’evidenza di quanto egli stesso aveva documentato sulle collusioni tra Cosa nostra e i cavalieri del lavoro catanesi era stata rivalutata dalla magistratura, che avviò vari procedimenti giudiziari. Il tempo e le indagini disvelarono solo negli anni successivi i fitti collegamenti tra politica e mafia, che decisero per la loro uccisione. Tuttavia restano ancora irrisolti molti punti, come quello della strage della Casermetta di Alcamo, su cui Peppino stava indagando.

Due grandi figure che hanno attraversato i decenni, screditando il servilismo e il potere mafioso. Sono stati gli antesignani del modo di fare giornalismo libero, senza padroni e senza censure. Con una buona dose di incoscienza e coraggio, sempre guardando in faccia i boss che stavano a pochi passi da loro. In Sicilia non è mai stato facile opporsi, esporsi, prendere posizione e denunziare. Ma, come consideravano i nostri due pionieri, “a che serve vivere, se non si ha il coraggio di lottare?”. “Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo”, spiegava Fava. In un tempo, come quello di oggi in cui c’è chi vuole mettere il bavaglio alla stampa, facendo saltare anche la segretezza delle fonti; impedire le indagini della magistratura e delle forze dell’ordine, vietando perfino le intercettazioni, ci mancano davvero tanto figure del loro spessore.

Per uno strano scherzo del destino, il 5 gennaio (1863) nasceva anche Konstantin Sergeevič Stanislavskij, attore, regista teatrale e insegnante russo, teorico del teatro e ideatore di quel metodo che ancora oggi porta il suo nome. Considerato una tappa fondamentale per la nascita della recitazione e del teatro moderno. Teatro e arte che sempre hanno animato e arricchito il pensiero di Impastato e Fava. La cultura e l’istruzione non lasciano spazio alla mafia. Il 5 gennaio (2007) si sono riaccese anche le frequenze di radio Aut – ribattezzata radio 100 passi, per la prima volta in onda senza Peppino, ma mai più spenta. La linea guida è la parola degli uomini giusti e liberi, quelli che nemmeno le pallottole hanno il potere di mettere a tacere.

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