Pubblicato: sab, 17 Giu , 2017

Alimentare paura nel vuoto etico, politico, culturale.

I richiedenti asilo non solo esercitano un diritto riconosciuto dalle norme internazionali ma si rendono socialmente utili. In Toscana puliranno il corso dell’Arno.

 

Iniziamo con una affermazione del maggio scorso di Debora Serracchiani, deputata del Pd e governatrice del Friuli-Venezia Giulia. Ha sostenuto che lo stupro è più inaccettabile se compiuto da un richiedente asilo. E’ indubbio sia in atto una perenne e miserabile corsa elettorale,incurante di alimentare odio così che la pancia del cosiddetto popolo mugoli. E al Grillo vanno male le elezioni amministrative e una delle prime reazioni è quella di ordinare, chissà a che pro, un giro di vite sugli stranieri meno garantiti e il voto sfavorevole al “ius soli”, con il benvenuto dei leghisti. E nelle votazioni parlamentari siamo stati costretti ad assistere a sequenze di barbarie. Ma le manifestazioni acide e biliose giungono pure da quella parte della massa che una volta fu di sinistra e adesso viepiù aderisce a leghe e movimenti di destra: è defunta pur’essa. Ma il cancro corrode anche la nostra cultura religiosa, forse perché accaparrata dai frequentatori di sacrestie e pertanto perlopiù superstiziosa, rituale ed epidermica a causa dell’ipocrisia di quanti, più che pastori di anime, sono stati edificatori dei propri falsi altari.

Ecco perché ho udito un assiduo frequentatore di messe e “parola di Dio” poter esprimere, dietro le esternazioni della Serracchiani, il proprio autentico sentire, per cui l’accoglienza non è un dovere del cristiano (Matteo 25, 31-46, dall’eloquente titolo “il giudizio finale”), ma il parlare un’altra lingua e l’essere fuggito da guerre, stragi, violenze, violazioni, povertà aggravanti del reato. E ciò anche in spregio alla nostra Costituzione che fu vergata dai migliori spiriti, cattolici e di sinistra, della nostra storia e della nostra resistenza antifascista.

E’ evidente che quello dell’emigrazione è un problema serio, uno dei maggiori del nostro tempo che dovrebbe farci riflettere sulle colpe e pure i delitti che sono planetari ma dell’Occidente, come parte del mondo più ricca e influente, maggiori. Dai dati ufficiali delle organizzazioni governative e umanitarie erano, al 2015, 66 milioni le persone sulla Terra costrette da guerre e atrocità di ogni sorta o indotte da condizioni misere ad abbandonare i luoghi d’origine e dunque, presumibilmente, oggi saranno ancora di più. Non è ragionevolmente pensabile che l’accoglienza da sola risolva tale tragedia umana, ma il palese razzismo dei piccoli guitti costituisce l’offesa più grande alle ragioni della civiltà dell’uomo, ribadite solennemente e, si sperava, definitivamente dopo le tragedie della guerra.

Anche nella nostra vallata tale cattiva coscienza ha prodotto vicende poco degne. Ricordiamo quella di Badia Agnano: la notizia dell’arrivo di soli 10 poveri cristi ha provocato una rivolta così scomposta che si è ritorta, mediante intimidazioni violente e minacce, contro quanti della stessa comunità residente non si dimostrassero altrettanto esagitati. La paura del terrorismo è sacrosanta, ma è pure delittuoso, da parte di chi dovrebbe fare chiarezza, strumentalizzarlo per confondere due fenomeni diversi, benché la causa di fondo per entrambi sia il fallimento di un sistema planetario.

I singoli Stati non hanno facoltà, sono obbligati ad assicurare la protezione agli immigrati. Lo impone il diritto internazionale, lo stabiliscono le norme dell’Unione Europea, oltre alla nostra Costituzione. Dal diritto internazionale viene definito rifugiato colui che a causa di persecuzioni religiose, razziali, etniche, sociali o politiche all’interno del paese in cui si trovava è costretto a fuggire. I rifugiati hanno il diritto di poter richiedere la protezione internazionale al paese d’arrivo. Tale richiesta è soggetta alla domanda di asilo. La domanda viene esaminata e alla fine l’iter si conclude o con l’accoglimento o con il rigetto; nel caso che la garanzia di protezione venga rifiutata, il profugo deve lasciare immediatamente il suolo italiano.

Durante il lungo periodo, per la lentezza burocratica e giudiziaria, in attesa del riconoscimento dello stato di rifugiato, gli immigrati vengono affidati ad associazioni o privati che mettano a disposizione strutture ricettive adeguate. Il sistema di ospitalità scelto in Toscana, e pertanto anche in provincia di Arezzo, prevede “l’accoglienza diffusa” per la quale la quasi totalità dei Comuni è impegnata all’accoglimento. I gestori del compito di assistere i richiedenti asilo sono selezionati dalla Prefettura competente tramite bandi di gara. Il bando prevede, per la gestione di ogni immigrato una spesa giornaliera di 7,50 euro, comprensivo di vitto, alloggio, sanità, assistenza legale, lezioni di italiano e del pocket money di 2,50 euro per le minute spese del richiedente asilo. Nel 2016 i richiedenti asilo esaminati nell’aretino sono stati 1.150. Sul territorio valdarnese non si conoscono disagi dovuti a persone in attesa dell’accoglimento dello stato di rifugiato, che anzi si prestano a lavori socialmente utili. Per quest’anno puliranno il corso dell’Arno e gli immigrati interessati saranno circa 200. Abbiamo poi già visto, come pure nell’articolo delle ragazze del liceo, il contributo rilevante anche alla nostra economia locale del lavoro dei migranti.

Ci sono anche in Valdarno associazioni ed enti locali che fanno bene la loro parte. E restano attuali le considerazioni di qualche anno fa del Coordinamento valdarnese di Libera. “Si sta lentamente raggiungendo la consapevolezza che questa migrazione biblica durerà anni e cambierà la nostra convivenza e non possiamo più far finta che non sia un nostro problema, anche qui in Valdarno…Noi di Libera Valdarno riteniamo che l’unica scelta possibile è quella dell’accoglienza e del rispetto della dignità di ogni singola persona”. Ma in verità vi è una massa borghese piccola e media, operaia, impiegatizia, delle professioni, del commercio e dell’artigianato barricata dentro la paura e la diffidenza cieca e sorda.

Talora, nel nostro emisfero “ricco”, si direbbe che gran numero di inquilini disorientati si buttino nel fuoco degli incendi di sistema che già ardono, invece che fuggirne. E’ successo nel caso in cui hanno affidato i loro destini e quelli globali a un cartone animato di una demenziale ed orrida Disneyland cui l’eccesso di colesterolo ha bruciato i neuroni. E altri della massa gregaria, velata o denudata, pelosa o rasata, si mettono in fila per precipitarsi tra le fiamme dello smarrimento culturale, della noncuranza del sapere, del fastidio per le responsabilità collettive, dell’egoismo cieco, del rifiuto dell’altro, dell’odio, delle bombe micidiali e delle armi di distruzione di massa e dell’energia che uccide e dunque del collasso finale della creazione.

Un solo leader c’è che alza la sua voce nel deserto. L’istituzione che rappresenta era marcia dei mali del mondo. Egli è una voce di dolore e tuttavia ancora di speranza. Egli parla a quanti ancora sappiano di sentimento di comunità, d’inclusione responsabile, di apertura culturale, pronuncia parole e idee che sono state cancellate dai vocabolari della politica, dai consigli d’amministrazione sovranazionali e dai condomini dei quartierini: valore e diritti dell’uomo, condivisione, eguaglianza per tutti senza distinzioni e frontiere della giustizia e delle opportunità, e pace, tutto ciò che sono infine i valori costitutivi della cosiddetta civiltà occidentale.

Fulvio Turtulici

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