Pubblicato: gio, 15 Mag , 2014

Electrolux: Trovato l’accordo, oggi la firma a Palazzo Chigi

Salvi salari e lavoro per un investimento da 150 milioni di euro

Il rischio era la chiusura di tutti e quattro gli stabilimenti italiani con conseguente abbandono del nostro paese da parte del colosso svedese dell’elettrodomestico, ma dopo nove mesi di trattativa e 150 ore di sciopero l’accordo è stato finalmente raggiunto e nel pomeriggio verrà ufficializzato dal governo. Electrolux si impegnerà a mantenere aperti i quattro stabilimenti italiani di Susegana (Treviso), Solaro (Milano) e Forlì, compreso quello più fragile e discusso di Porcia (Pordenone) con un investimento da 150 milioni che, garantirà i salari e soprattutto eviterà i temuti licenziamenti di cui si era discusso tanto durante i nove mesi di negoziato. Di contro il colosso svedese otterrà una sensibile diminuzione del costo del lavoro e del prodotto grazie alla decontribuzione dei contratti di solidarietà, alla maggiore flessibilità, ad un sostanziale aumento della produzione e al sostegno per l’innovazione. Puntuali le dichiarazioni post intesa, per il ministro dello sviluppo, Federica Guidi, «è un accordo straordinario che dimostra come nel nostro paese sia ancora possibile produrre, investire e soprattutto mantenere i livelli occupazionali».

«Una soddisfazione immensa e seimila persone possono finalmente tirare un sospiro di sollievo» aggiunge Teresa Bellanova, sottosegretario al lavoro. Uniti i presidenti delle 4 regioni coinvolte nel sottolineare come, dopo un lungo tira e molla si è finalmente giunti ad un buon accordo per tutti; mentre dal fronte dei sindacati il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, sottolinea come i soldi pubblici vadano spesi a favore delle aziende che investono, non licenziano, non delocalizzano e non chiudono. non manca una vena polemica da parte del segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, che spiega : «è stata chiusa una vertenza simbolo che dimostra, a tutti i populisti d’Italia, come nel sindacato ci siano energie persino migliori di quelle della politica».

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