Pubblicato: mer, 30 Apr , 2014

UE: Italia frenata da burocrazia e poca produttività

Il rapporto della Commissione Europea sull’economie dell’eurozona è impietoso con l’Italia: i pochi investimenti e le inefficienze sono alla base della crisi

 

Commissione europeaTroppa burocrazia e poca innovazione frenano lo sviluppo. É questo il succo del rapporto del Direttorato per gli Affari Economici e Monetari della Commissione sull’andamento delle economie dell’Eurozona. Quello che è chiaro ai più, è stato confermato, ancora una volta, dell’evidenza dei numeri portati.

Chiave dello studio è il cosiddetto TFP (total factor productivity), un fattore che raccoglie tutte le variabili che incidono sullo sviluppo: dal governo all’innovazione passando per la burocrazia e le tasse. L’indice dell’Italia, nel periodo 1996-2007, era inferiore all’1% mentre, ad esempio la Finlandia, superava l’1,7. A riconfermare che la crisi ha origini lontane è proprio il TFP nel decennio precedente l’attuale recessione: i Paesi che in quegli anni avevano un TFP più basso sono quelle che hanno patito di più in questi anni mentre chi aveva un valore migliore ha subito solo marginalmente la crisi.

Nel dettaglio, ad aver frenato lo sviluppo, nel caso dell’Italia, è il mancato investimento nell’hi-tech e la troppa burocrazia, anche in questo caso le classifiche e i numeri snocciolati dal rapporto dimostrano che più bassi sono gli investimenti nella tecnologia e più alta è l’inefficienza della pubblica amministrazione più basso è lo sviluppo: “Gli insufficienti investimenti nelle industrie ad alta tecnologia potrebbero essere un’importante spiegazione per il deludente andamento. I Paesi che spendono di più nella ricerca e nello sviluppo tendono a esibire più alti tassi di crescita nel loro Tfp. Quelli che invece hanno speso nella ricerca una parte minore del proprio Pil, hanno anche avuto un minore tasso medio di crescita durante il periodo che ha preceduto la crisi” è quanto si legge nel documento.

Così, mentre in Italia si discute di fantasmagoriche uscite dall’euro, non solo impossibili ma, dati alla mano, deleterie, ecco che il rapporto della UE ci riporta alla realtà: tassazione altissima, nessun investimento in ricerca e sviluppo e troppa burocrazia sono i mali che stanno uccidendo l’Italia. Del resto basterebbe prendere ad esempio, per rimanere nell’eurozona, l’Estonia che decidendo di investire massicci capitali nell’alta tecnologia è diventata la Silicon Valley europea con tassi di crescita record. La soluzione oltre ad essere chiara è anche specificata nel paper: più investimenti in tecnologia, meno risorse a settori a scarso rendimento e meno burocrazia. Una cosa semplice intuitiva ma in Italia, specie in periodo di campagna elettorale, evidentemente è più facile dare la colpa all’euro o a fantomatici complotti internazionali conto il Belpaese.

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