Pubblicato: Lun, 19 Giu , 2023

La politica toscana che governa e il turpe TRADIMENTO sull’Acqua pubblica

La politica toscana che governa e il turpe TRADIMENTO sull’Acqua pubblica. Politica toscana, facciamo un po’ di ordine

di Filippo Torrigiani

Partiamo da questi numeri: al referendum del 12 e 13 giugno 2011, ben 26 milioni di cittadini italiani sancirono con un risultato straordinario pari al 96% dei voti che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto; in Toscana furono il 63% gli elettori che scelsero di mantenere la risorsa idrica in mani pubbliche, decidendo che un bene così prezioso non fosse oggetto di speculazioni finanziare da parte dei privati.

Ma oggi la situazione è differente: il gruppo dirigente politico toscano a trazione PD, con la complicità dei suoi alleati, ossia quello che in sostanza viene talvolta definito anche il ‘partito dei sindaci’, indifferente a ciò che i loro corregionali ebbero a decidere sull’acqua ha deciso, arbitrariamente, di dar vita ad una nuova Società per azioni che, tra le altre missioni, ha pure quella di quotare l’acqua in borsa e di porla dunque alla mercé dei mercati finanziari.

I toscani, in buona sostanza, sono stati sonoramente traditi da quella parte politica che li rappresenta (sempre meno a dire il vero) e che si definisce democratica e di sinistra (?). Eppure, questi signor* dovrebbero saperlo che già dal Due – Trecento le regole delle comunità più importanti della nostra Regione annoveravano e disciplinavano anche la vendetta come mezzo di riparazione delle offese, talora anche apprezzata come perfetta forma di giustizia umana. Tranquilli: non si arriverà a tanto, ma i toscani non dimenticano. Nel 1956 lo scrittore Kurt Erich Suckert, noto come Curzio Malaparte, pubblicò un libro sulla natura dei toscani, raccontandone vizi e virtù e scrivendo, tra le altre cose: è la Toscana ad aver preservato quell’antica e nobile tradizione “di un’Italia popolare, sfrontata e sboccata, allegra e insolente” grazie ad un popolo che non si piega, che ha “un modo di inginocchiarsi che è piuttosto uno stare in piedi con le gambe piegate”.

A mò squisitamente di cronaca va detto che il Pd (il Partito di appartenenza dei sindaci che hanno adottato questa turpe scelta) aveva avviato una buona partenza: fu proprio il primo segretario nazionale, tale Walter Veltroni, che iniziò il cammino Dem muovendo da quella Barbiana di don Lorenzo Milani nel solco dei suoi insegnamenti: «da questo luogo piccolo – dichiarò Veltroni – si è potuto influenzare la società italiana, la Chiesa e la politica. È così che si fa, servono le idee per farlo, serve la passione, serve il disinteresse, la voglia di stare con gli altri e di essere per gli altri: ’il tuo problema è il mio problema’, insomma.

Non da ora, tuttavia, la domanda che si fa sempre più pregnante è sostanzialmente questa: ma poi cos’è successo? Il Pd ha fondato la propria azione solo sui buoni propositi? E coloro che da alleati a sinistra ne condividono le scelte? Beh, vista l’attualità parrebbe proprio di sì. Perché poi la maggioranza dei gruppi dirigenti che governa nei territori, riciclata e riciclabile in tutte le stagioni, si è mostrata per ciò che è realmente nella sua declinazione peggiore, ovvero nel renzianesimo per mezzo dell’osservanza di una dottrina che vede l’impegno politico di chi lo pratica convertito al leaderismo dell’uomo delle primarie. E attenzione: non tutto è riconducibile alla moda politica in voga data dall’effetto “band wagon”: chi vuol sentire bene la musica deve salire sul carro dove c’è la banda, no. C’è di più e di peggio: il potere per il potere. In nome e per conto di questo sostantivo, sulla questione dell’acqua, la politica ha consumato nei confronti dei cittadini  la millenaria pratica del tradimento che pur nel cambiamento delle modalità resta il meccanismo della storia col quale si disconoscono valori, serietà e affidabilità. Non a caso, un altro toscano eccellente, Dante Alighieri, scrisse: “qualunque trade in etterno è consunto” collocando i traditori nell’ultimo girone dell’Inferno alla presenza di Lucifero. E se la pratica dell’infedeltà scandisce fin dalla notte dei tempi il vissuto dell’umanità intera, va detto che in politica, negli ultimi anni, ha attecchito una prassi alquanto scostumata: l’infedeltà, infatti, non viene più nemmeno nascosta, bensì esibita e sfoggiata come fosse una medaglia al valore.

In realtà sono molte, troppe le questioni aperte a cui la politica di governo toscano non ha dato risposte: dalla sanità alle infrastrutture fino appunto all’acqua, ma la lista è assai più lunga. Quello che servirebbe, ad onor del vero, sarebbe un bel ricambio di persone e il tema, sia chiaro, non riguarda la ‘rottamazione’ di renziana rodatura: riguarda, invece, il modo di agire della classe politica che decide, impera e condiziona la vita dei cittadini toscani. Temo che stavolta i toscani brontoloni ma in fine tolleranti per storia e costume, non si limiteranno a ‘smoccolare’ (imprecare in toscano) e basta di fronte a scelte che niente hanno a che fare col bene comune. Alle prossime tornate elettorali l’appello alla responsabilità e al voto al meno peggio non produrrà i risultati grazie ai quali i nostri politici si sono potuti adagiare per anni: per dirla con le parole delle Sacre scritture i toscani, in più di un’occasione vittime di politicanti che hanno praticato rinnegazione e tradimento alla stregua di un Pietro e un Giuda qualunque, avrebbero ragione nel rendere, a questi politici, pan per focaccia. Non più porgi l’altra guancia, ma occhio per occhio dente per dente. Basta menzogne e voli pindarici: la sinistra si fa con i fatti, non con gli slogan. Prima di tutto servono lealtà e rispetto, merce sempre più rara di questi tempi.

 

 

 

 

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