Pubblicato: Mar, 28 Gen , 2014

Italicum, è battaglia sulle modifiche al testo

Il Pd ha ridotto gli emendamenti a tre mentre FI li ha tenuti tutti. Verso un innalzamento della soglia per il premio di maggioranza. Brunetta “Il PD rispetti i patti”. Renzi ” Non mi farò logorare”

 

Renato Brunetta

Renato Brunetta

Dopo l’accordo stretto tra Renzi e Berlusconi nella sede del partito Democratico e la successiva presentazione della prima bozza del testo in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, l’avanzata per approvare l’Italicum ha subito un primo arresto. Il testo che doveva essere presentato a Montecitorio nella giornata di domani sarà rinviato almeno fino a giorno 30.

Che l’iter avrebbe subito un rallentamento si era capito lunedì quando, alla scadenza dei termini, erano stati presentati oltre trecento emendamenti di modifica della legge. Il segretario Renzi ieri sera aveva convinto i suoi a ritirare la stragrande maggioranza delle loro proposte, circa una cinquantina, lasciandone solamente tre, per permettere al segretario di continuare le trattative fuori dalle mura parlamentari. Forza italia dal canto suo invece non ha ritirato i suoi emendamenti. L’approvazione del testo in aula slitta quindi a febbraio.

La discussione verte su tre, quattro punti.

L’innalzamento della soglia per poter accedere al premio di maggioranza.

Ci sarebbero state pressioni provenienti dal Quirinale, sostenute anche dal parere di esperti in materia di diritto costituzionale sulla necessità di aumentare la soglia. Il rischio arriverebbe dal fatto che chi prende il 35% dei voti avrebbe poi un premio pari alla metà del consenso raggiunto. Un scatto considerato eccessivo e che si vorrebbe raggiunto almeno col 38% dei voti (il Presidente del Senato Grasso aveva parlato addirittura del 40%). Una soglia considerata da Forza Italia troppo alta che spalancherebbe le porte quasi certamente al ballottaggio. Berlusconi aveva accettato la clausola del doppio turno perché la considerava un’ ipotesi remota, un contentino da dare alla sinistra convinto del fatto che raggiungere il 35% non sarebbe troppo difficile.

Lo sbarramento per i partiti più piccoli.

Eccetto Forza Italia e parte del Partito Democratico, tutti gli altri vorrebbero rivedere al ribasso le soglie di sbarramento per accedere al Parlamento. Al momento l’8% per chi corre da solo ed il 5% per chi entra in coalizione. Si punta ad un ribasso di un punto per entrambi gli sbarramenti , percentuali che rimetterebbero in gioco la Lega Nord (che in questa maniera non sarebbe obbligata a cercare l’alleanza con FI) e permetterebbe a gli altri possibilità maggiori di avere una rappresentanza. Al momento una ciambella di salvataggio per la Lega è stata offerta da un emendamento forzista che permette l’ingresso in Parlamento a quelle forze che hanno almeno l’8% dei voti in collegi confinanti tra loro.

Le preferenze.

Osteggiate da Berlusconi e non gradite neanche troppo da Renzi ed invece gradite da Sel, UDC e Ncd, appare difficile che vengano approntate modifiche tali da permettere un ritorno effettivo delle preferenze. Si lavora per una soluzione intermedia che inserisca nella legge elettorale la possibilità, non obbligo, per i partiti di scegliere i loro candidati mediante le primarie.

La determinazione dei collegi.

In un sistema elettorale che incentrato su dei collegi medio piccoli tali da poter associare i parlamentari a porzioni non elevate di territorio, assume grande importanza la suddivisione del Paese in collegi. Il compito dovrebbe essere riservato al Ministero dell’ Interno, cioè ad Alfano, cosa che non gradisce molto Forza Italia timorosa di rimetterci in termini di seggi.

Sono quindi diminuite le “profonde intese” tra Renzi e Berlusconi. Il segretario democratico si sarebbe sentito telefonicamente col Cavaliere per cercare di trovare un’intesa che al momento appare lontana. Se da un lato Verdini è favorevole ad un innalzamento al 38% per il premio di maggioranza, dall’altro Brunetta chiede al Pd «di rispettare i patti». Veti trasversali che rischiano di far saltare tutto e che hanno fatto sbottare Renzi che stamattina su Facebook ha scritto: «Personalmente non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare. Se qualcuno vuole far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al paese». Le intese si allontanano ed i pessimisti sulla riuscita della riforma aumentano.

 

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