Giornalista statunitense cacciato dalla Russia
Divieto di mettere piede in Russia per David Satter, giornalista americano allontanato dal paese di Putin per cavilli burocratici
La Russia ha segnato un altro punto contro l’informazione libera espellendo dal paese David Satter, giornalista e scrittore americano, con l’accusa formale di aver violato la legislazione russa in merito all’immigrazione. In novembre Satter avrebbe infatti passato cinque giorni in Russia senza il visto necessario, vedendosi così cacciare dal paese: il giornalista stesso testimonia che, al momento di ritirare il nuovo visto, gli è stato comunicato di non essere più gradito in territorio russo. L’attesa di cinque giorni tra uno step burocratico e l’altro è così costato caro al giornalista, la cui espulsione dal paese ha evidentemente dei motivi sottintesi più gravi di un semplice ritardo nell’espletare le pratiche sui visti di ingresso.
Il giornalista ha lavorato in Russia per anni, prima come corrispondente da Mosca per il Financial Times e successivamente come consulente per le emittenti Radio Free Europe e Radio Liberty, approfittando della permanenza per scrivere saggi sul paese e sull’ex Unione Sovietica. Satter si colloca in una posizione particolarmente critica nei confronti di Putin e dell’attuale governo, punto di vista che viene ricondotto al reale motivo dell’espulsione dal paese: negli ultimi tempi Satter si era pronunciato in merito agli atti terroristici in Russia ed in Ucraina, descrivendo il contesto come un vero e proprio campo di guerra, pronto ad esplodere in tutta la sua violenza in occasione delle Olimpiadi Invernali.
Il caso di Satter, che evoca pratiche da Guerra Fredda, conferma la tendenza della Russia ad eliminare qualsiasi ostacolo all’informazione filo-governativa, con mezzi sempre più plateali e scuse ufficiali sempre meno credibili: negli ultimi mesi gli esempi affini si sprecano, basti pensare alle continue condanne nei confronti del blogger Navalny e all’improvvisa chiusura dell’agenzia di stampa Ria Novosti.