Germania, da calciatore a terrorista
Incredibile storia di Burak Karan, ex stella delle giovanili tedesche che, dopo aver abbandonato il calcio, ha abbracciato la causa islamista fino a trovare la morte in Siria
Si chiamava Burak Karan ed è morto un mese fa, a 26 anni, in Siria mentre combatteva tra le fila dei ribelli anti-Assad. Quella di Burak però non è la solita storia del giovane deceduto in guerra, Burak Karan era tedesco ed era famoso in patria, era una promessa del calcio.
Aveva fatto parte delle giovanili della nazionale tedesca, compagno di squadra di Kevin-Prince Boateng e Sami Khedira, e si era distinto come una delle tante potenziali stelle che il calcio tedesco ha sfornato negli ultimi anni. La carriera di Karan però è durata pochissimo, già a 21 anni appese gli scarpini al chiodo per cambiare vita; aveva abbracciato l’Islam più estremo a tal punto da farlo partire per combattere contro Assad.
Secondo i parenti in realtà lui non sarebbe stato un combattente ma un cooperante e sarebbe andato in Siria per aiutare i profughi distribuendo, come volontario, aiuti umanitari. La versione della famiglia fa però a pugni con le informazioni in possesso dei media e del governo tedesco. Non solo Karan era monitorato come potenziale terrorista dalle autorità tedesche ma a dare conferma della sua morte, la cui dinamica esatta è oggetto d’indagine, è stato un gruppo jihadista, celebrandolo come martire. A questo si aggiunga che già hanno fatto il giro del web alcune sue immagini armato di kalashnikov e con la tipica barba di alcuni gruppi fondamentalisti.
Burak Karan, seppur di chiare origini turche, era tedesco a tutti gli effetti e la sua storia ha ridestato l’attenzione sul gran numero dei occidentali che decidono di abbracciare la causa della jihad. Proprio qualche settimana fa il BfV, il servizio segreto tedesco, aveva lanciato l’allarme per i circa 200 tedeschi combattenti tra le fila degli integralisti islamici. Fenomeno, questo, in continua espansione in tutto l’occidente e che desta più di una preoccupazione nelle agenzie di intelligence, anche a causa del reclutamento sui social network che ha grandemente ampliato la platea di potenziali adepti delle formazioni terroriste.