Pubblicato: lun, 28 Ott , 2013

Sviluppo sostenibile e tutela del territorio: il caso Calarossa

Un convegno a Terrasini per preservare la bellezza dell’area attraverso valutazioni ambientali, culturali ed economiche e salvarla dagli innumerevoli attacchi speculativi

 

calarossa, terrasiniQuale futuro è possibile costruire per uno sviluppo sostenibile e per un’attenta tutela del territorio a Terrasini? È partendo da tale quesito che l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Palermo e l’associazione Peppino Impastato Onlus, hanno organizzato nei giorni scorsi un convegno per raccontare dello scempio – l’ennesimo, purtroppo – del litorale palermitano.

L’obiettivo è dare vita ad un progetto che, all’interno di un sito di interesse comunitario, che parte da Cala Ciaccotta e arriva alla Praiola di Terrasini, comprendendo la Riserva Naturale di Capo Rama, prenda in considerazione la sistematica distruzione paesaggistica, storica e naturalistica alla quale è stato sottoposto questo territorio negli ultimi 50 anni. Tramite tale progetto, considerata anche la vocazione turistica di Terrasini, si intende creare una serie di punti di riferimento che, senza procurare alterazioni dell’habitat, ne consentano la fruizione e la conservazione, con soluzioni non suggerite solo dalla legge del profitto a qualsiasi costo.

Soluzioni che, invece, sono state adottate finora, senza tener minimamente conto dei danni che avrebbero arrecato al paesaggio, fauna compresa. Già in passato la splendida spiaggetta di Calarossa era stata ferita per fare posto alle piattaforme in cemento del Sea Club; mentre l’ultimo esempio dell’appropriazione scellerata del territorio è dato dalla costruzione di un Solarium I-club, realizzato – dice qualcuno – «grazie ad una serie di facili approvazioni». C’è anche però chi, al contrario, considera quest’ultima struttura «bellissima, […] che valorizza una delle coste più belle della Sicilia e, cosa non da poco, in grado di produrre reddito in un periodo di crisi economica come quello in cui viviamo e per questo andrebbero incoraggiate iniziative del genere, piuttosto che ostacolate adducendo motivazioni inconsistenti».

Sulla necessità di salvare la costa da attacchi speculativi spacciati per rilancio economico, l’associazione Peppino Impastato era già intervenuta, insieme a Legambiente e Wwf, attraverso una petizione on-line e diversi appelli alla cittadinanza, al fine di incentivare un uso del territorio rispettoso dell’ambiente. Alla luce, però, della realizzazione del solarium-discoteca, dotato di piscina e area ristorazione, «privatizzando di fatto una zona demaniale e sottraendola alla libera fruizione pubblica», Salvo Vitale, presidente dell’associazione Impastato, ha fortemente voluto e organizzato il convegno. «Questo posto ha stuzzicato gli appetiti di un clan di architetti, diventati imprenditori, i quali – sottolinea Vitale – in tempi rapidissimi hanno elaborato un progetto e ottenuto tutti i permessi per la costruzione di una specie di solarium prefabbricato, proprio in un posto in cui, qualche anno fa, sono precipitati a mare due ragazzi, molto probabilmente per il crollo di una parte del costone. Questa volta la lotta degli ambientalisti non è servita a bloccare il progetto, che, oltre ad offrire problemi di sicurezza, ostruisce e deturpa il bellissimo paesaggio, anche se è stato presentato un esposto alla magistratura, che dovrebbe accertare la legittimità del facile rilascio di alcune concessioni».

L’I-club, come detto, è soltanto l’ultima goccia di un annoso problema presente a Terrasini, dovuto tra le altre cose alla mancanza di un piano di regolamentazione costiero. Già negli anni ’60, infatti, la realizzazione di residence e case di villeggiatura aveva dato il via al deturpamento del paesaggio. «Impressionante – continua il presidente dell’associazione – la devastazione di Capo Rama, dove due imprenditori palermitani, Ingrassia e Vitale avendo acquistato gran parte dei terreni per una lottizzazione per la quale non riuscirono ad avere la licenza, spezzettarono e misero in vendita il terreno in lotti di 400mq, consentendo così, alla piccola borghesia palermitana di avere “il villino”, spesso consistente in una baracca o un prefabbricato privo di acqua e di servizi igienici, ma comunque buono per passarvi il week end settimanale. Questo abusivismo selvaggio in un primo tempo è stato tollerato: solo quando la legge ha imposto i suoi limiti alcune baracche sono state abbandonate, altre piano piano si sono trasformate in lussuose ville. Altre costruzioni, addirittura interi villaggi, come nel caso di Perla del Golfo, i cui appartamenti sono stati venduti a privati, o  Città del Mare, che è un villaggio turistico con una ricezione di 2.000 posti letto, hanno continuato a costellare la contrada Paternella, sino ad arrivare al deprimente zoo del dott. Quatra e al degrado assoluto della spiaggia di San Cataldo, che segna il confine tra Terrasini e Trappeto e che non è altro che un concentrato di liquami fognanti, di scarichi di oleifici, officine e cantine, ma soprattutto luogo privilegiato di scarico della distilleria Bertolino, capace di rendere, nei periodi di maggiore attività, per dirla con Sciascia, “il mare colore del vino”».

La storia della costa di Terrasini è costellata di interventi che ne hanno soltanto snaturato l’habitat naturale, nonostante l’area si trovi in zona SIC, ovvero: sito d’interesse comunitario e dove, quindi, per la valenza naturalistica e paesaggistica, è di regola interdetto qualsiasi intervento umano. Il convegno, patrocinato dall’assessorato regionale Beni Culturali e Identità Siciliana e dall’assessorato regionale Territorio e Ambiente, si ripropone di presentare un progetto volto ad una riqualificazione di Calarossa che attragga investimenti da parte di imprese, enti pubblici e fondi strutturali europei. Il progetto prevede una serie di fasi, una delle quali prelude ad una analisi occupazionale del territorio, placement universitario e una futura progettazione di coming back per gli studenti fuori sede della Regione Sicilia; e, trasversalmente, l’avvio dell’iter di riconoscimento del sito SIC Calarossa come Riserva Naturale presso il Ministero dell’Ambiente.

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