Pubblicato: mar, 21 Gen , 2014

Sulla scelta del sistema elettorale

Dopo il colloquio del 18 gennaio 2014 fra Renzi e Berlusconi, l’impressione che si ha è che i due stiano definitivamente affossando la già barcollante democrazia italiana.
Le loro, sia pur laconiche, dichiarazioni dopo l’incontro, indicano una scelta per il maggioritario che premia i grandi partiti e tende ad escludere i piccoli.
Ciò in nome della “governabilità”, a detta loro, ma in realtà perché sarebbero i loro due partiti a beneficiare di tal sistema.
Uno che certamente ne sa più di noi di cosa si stia preparando, l’ex delfino Alfano, ha poi commentato parlando di una ipotesi di un governo “dei nominati”, che lascerebbe intendere una replica della nefandezza che ha caratterizzato l’ultima legge elettorale, il così detto “porcellum”, ossia un sistema in cui non sia previsto il voto di preferenza ed in cui, quindi, i parlamentari siano scelti dai partiti.
Se così fosse si riprenderebbe, in sostanza, un sistema elettorale considerato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, insomma una vera e propria sfida, nel disprezzo della costituzione e dell’intero popolo italiano.
Cosa fare ?
BISOGNA CHE TUTTO IL POPOLO ITALIANO SI MOBILITI NELLA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA !!
Vero è che esiste una reale necessità di stabilità politica, ma chi dice che essa si consegua soltanto con un sistema maggioritario ?
Si può avere stabilità, ossia la certezza di un governo che duri l’intera legislatura e nel contempo un sistema elettorale che assicuri una reale rappresentatività al popolo.
Ciò si ottiene sganciando il governo dal parlamento, mediante l’elezione diretta del premier, ed abolendo l’obbligo che ne abbia la fiducia. Il governo eletto dal popolo dura per l’intera legislatura.
In caso di mancata approvazione di una legge presentata dal governo, il parlamento indica le parti non approvate ed il governo la ripresenta modificata, fino all’approvazione.

Ciò implica una prima revisione della costituzione che dovrebbe prevedere l’elezione diretta del premier, con il sistema del doppio turno ed il ballottaggio fra i primi due candidati.
Ogni candidato si presenterebbe alle elezioni indicando la squadra che formerebbe il suo governo, oltre che, ovviamente, il proprio programma.
Il premier ed i ministri sarebbero incompatibili con qualunque altra carica pubblica compresa quella di deputato.

A monte del nuovo sistema elettorale dovrebbe prevedersi una seconda revisione della costituzione per la riforma del parlamento, che dovrebbe essere unicamerale, e composto da 300 deputati.

L’elezione dei deputati dovrebbe avvenire con il sistema uninominale, dividendo il territorio nazionale in 100 collegi di circa 600.000 abitanti ciascuno, per ognuno dei quali verrebbero eletti 3 deputati. Verrebbero eletti i tre candidati che hanno ricevuto il maggior numero di voti, prescindendo dai partiti ai quali appartengono. Le candidature verrebbero presentate direttamente dai candidati, o da indipendenti (indicando eventualmente, ma non necessariamente, un partito a cui si fa riferimento), suffragate in questo caso da un certo numero di firme previsto dalla legge, ovvero con l’accettazione di un partito che abbia presentato una lista elettorale, esentando in questo caso dalla presentazione di firme (avendole presentate la lista). Ogni elettore potrebbe esprimere una sola preferenza.

Il mandato sia del premier che dei parlamentari dovrebbe essere quadriennale, con possibilità di ricandidarsi una sola volta. Le elezioni sia del governo che dei parlamentari, visto che non potrebbero più verificarsi elezioni anticipate, dovrebbero essere sincronizzate ed avvenire in date prefissate in prossimità della fine dell’anno, con inizio della legislatura il 1° gennaio successivo.

Dovrebbe inoltre essere introdotte altre riforme istituzionali.

Dovrebbe essere innanzitutto previsto il vincolo di mandato, per cui il cambio di partito, o per gli indipendenti l’adesione ad un partito, implicherebbe la decadenza da deputato ed il subentro del primo dei non eletti dello stesso collegio (a qualunque partito appartenga).

Dovrebbe inoltre essere previsto che ogni eletto ad ogni fine anno, e non più tardi del 31 gennaio successivo, pubblichi sui giornali locali della sua circoscrizione una relazione su quanto operato nell’anno concluso, allegando le statistiche ufficiali sulla sua partecipazione ai lavori predisposte dagli uffici del parlamento. Non più tardi di un mese dopo tale pubblicazione dovrebbe tenere una riunione pubblica per discutere la propria relazione.
Dovrebbe inoltre essere prevista una forma di moderno “ostracismo” (come nella Atene di Pericle), mediante il quale, con voto popolare, il deputato sia considerato decaduto e venga sostituito dai primo dei non eletti.

Dovrebbe infine essere prevista una terza riforma costituzionale per l’elezione del Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere eletto subito dopo l’elezione del parlamento, da un’assemblea costituita da venti deputati (eletti dalla camera) da un rappresentante per ogni regione (eletto dall’assemblea regionale) , dai ministri, e da venti magistrati (eletti dagli stessi).

NON SAREBBE QUESTA DEMOCRAZIA AUTENTICA ?

di Giuseppe Provenza

 

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