Pubblicato: ven, 13 Dic , 2013

Maxi operazione antimafia a Trapani: arrestata la sorella di Messina Denaro

In manette anche il nipote del boss. Insieme guidavano gli affari del clan, gestendo il business dell’edilizia

Patrizia Messina Denaro

Anna Patrizia Messina Denaro

Si stringe il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro, il superboss di Cosa nostra ancora latitante.  Cinque dei suoi familiari, tra i quali una sorella, sono stati arrestati questa notte in un’imponente operazione che ha impegnato tra Palermo e Trapani un gruppo interforze costituito da uomini del Ros dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Squadra Mobile di Palermo e della Dia nell’esecuzione di una trentina di provvedimenti emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Secondo gli inquirenti, gli indagati esercitavano da anni un controllo capillare e con modalità riconducibili a Cosa Nostra, e in particolare a Matteo Messina Denaro, sulle attività economiche e imprenditoriali della provincia di Trapani, con ingenti interessi nel settore dell’edilizia. I reati contestati sono, tra gli altri, associazione mafiosa, voto di scambio, estorsione e intestazione fittizia di beni. Tra gli arrestati figura anche Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del capomafia castelvetranese, accusata di estorsione aggravata dal favoreggiamento di Cosa nostra. Era lei «il raccordo con i mafiosi detenuti», tra i quali compare pure il marito, Vincenzo Panicola. In manette sono finiti anche tre cugini e il nipote Francesco Guttadauro. Quest’ultimo, classe 1984, è considerato il “portavoce ufficiale” di Messina Denaro. I Ros  lo hanno visto muoversi con grande disinvoltura fra una rete ristretta di 17 persone fidatissime, tutte oggi arrestate: nel tempo libero, il rampollo di mafia se ne andava a passeggio con l’ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli.

Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Palermo su richiesta della procura distrettuale antimafia, riguardano in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara. Gli investigatori stanno sequestrando complessi aziendali riconducibili al latitante numero uno di Cosa nostra, intestati a prestanome, per un valore di circa 5 milioni di euro. Il clan era già stato oggetto di sequestri milionari, gli ultimi il 9 ottobre e il 6 dicembre scorsi.

Le indagini hanno confermato il ruolo dirigenziale tuttora rivestito da Matteo Messina Denaro all’interno del mandamento e nella provincia mafiosa. L’erede di Riina mantiene tuttora, anche da latitante, la funzione di direzione tra le varie articolazioni dell’organizzazione e di collegamento con le altre strutture provinciali di Cosa Nostra.

Ma, a finire in manette, anche alcuni “insospettabili”. A Palermo sono stati arrestati due ingegneri del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, Giuseppe Marino (figlio di un magistrato) e Salvatore Torcivia. Sono accusati entrambi di aver intascato mazzette per favorire una ditta di mafia, la “Spe.fra.”, nei lavori di manutenzione e ristrutturazione all’interno del carcere palermitano dell’Ucciardone. Arrestata anche la vigilessa Antonella Montagnini, in servizio al Comune di Paderno Dugnano, provincia di Milano. Di tanto in tanto, un mafioso di Campobello di Mazara, Nicolò Polizzi, ex cognato della donna, le chiedeva di controllare qualche targa sospetta, poiché era ossessionato dall’idea di essere pedinato dalla polizia.

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