Pubblicato: lun, 18 Mag , 2015

Incontro di Obama con i leader dei Paesi del Golfo.

Nella dichiarazione congiunta finale sarebbe stata esclusa l’opzione militare.

YemenNell’incontro del Presidente statunitense Obama con i leader dei Paesi del Golfo, svoltosi qualche giorno fa negli Stati Uniti, il primo punto all’ordine del giorno è stato quello dei timori dei Paesi alleati dell’area che l’accordo sul programma nucleare iraniano, che il governo statunitense starebbe per definire, possa consentire a Teheran di dotarsi dell’arma atomica. Timori che mettono in difficoltà la lunga alleanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita. E il fatto che il nuovo re saudita, Salman bin Abdelaziz al Saud, di 79 anni, non si è recato al vertice di Camp David dimostra tale momento complicato nei rapporti tra i due Paesi tradizionalmente vicini nella politica mediorientale, nonché la presa di distanza del regno saudita dal comunicato finale dei colloqui.

In verità l’Iran è l’avversario numero uno dell’Arabia Saudita, tanto che nello Yemen la monarchia saudita, tradizionalmente cauta, benché finanziatrice dei gruppi armati che giovano alla propria strategia, invece si espone mediante lo schieramento delle sue truppe in armi alle frontiere nord del Paese yemenita.

Lo Yemen è un paese spaccato tra una maggioranza sunnita(60%) e una consistente minoranza sciita(40%). Nel nord del Paese i ribelli sciiti Houthi detengono buona parte della regione, la capitale Sana’a’ è sotto il loro controllo. Al sud il movimento sunnita di al-Zawahiri sostiene che il governo centrale sia complice degli sciiti e guadagna posizioni e controlla la provincia sudorientale di Idlib.

Lo Yemen, dunque, rischia di separarsi in due entità: una al nord in possesso degli sciiti ed un’altra al sud sotto il comando dei sunniti. Ipotesi che appunto allerta l’Arabia Saudita: che nasca uno Stato sciita legato all’Iran con sbocco sul Mar Rosso è un’eventualità che preoccupa non poco la monarchia saudita. Le sue truppe pertanto sono in armi ai confini dell’instabile Paese contro la minaccia sciita. Obama però ha invitato a trovare risoluzioni pacifiche per fermare i conflitti in Libia, Siria, Yemen e Iraq, per i quali, si legge nella dichiarazione congiunta finale del vertice, “non c’è soluzione militare”.

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