Etihad-Alitalia, verso la conclusione dell’affare
Gli arabi chiedono 2200 esuberi strutturali e offrono 560 milioni. Alitalia vorrebbe accettare ma i sindacati promettono battaglia
Dopo lungo tempo sembra essere giunta alla stretta finale la trattativa per l’entrata di Etihad nel capitale di Alitalia. L’offerta finale della compagnia araba è di 560 milioni, risolti i problemi con le banche e sugli scali ultimo nodo sono gli esuberi: Etihad ne ha chiesto 2200 strutturali, a fronte di oltre 11mila dipendenti, per poter rilanciare il vettore italiano.
Esuberi strutturali, il che vuol dire che non si potrà ricorrere a cassa integrazione a rotazione o a contratti di solidarietà. 2200 stipendi di troppo che andranno tagliati, secondo Etihad, per salvare Alitalia da sicuro fallimento. I sindacati promettono battaglia, Angeletti della UIL ha detto che «non c’è alcun interesse a far fallire l’azienda e far perdere il lavoro a tutti, ma bisogna discutere su come si affronta il problema perché nessuno resti per strada». Più categorica la posizione della CGIL che con il suo leader Susanna Camusso ha dichiarato «Alitalia non può subire un nuovo taglio, chiederemo al Governo il piano industriale e i terreni di sviluppo». Anche il Governo, per bocca del ministro dei Traposti Lupi, ha voluto prendere tempo: «il numero degli esuberi va approfondito, bisogna capire quali sono i posti destinati ad essere tagliati. Ad esempio bisogna capire se gli 800 dipendenti in cassa integrazione a 0 ore da 4 anni rientrano negli esuberi o meno».
L’AD di Alitalia Del Torchio, da parte sua, spinge ovviamente per l’accordo con Etihad e ha ricordato come, mentre la trattativa con le banche per i debiti procede in maniera spedita, il piano di esuberi del vettore di Abu Dhabi «è un sacrificio che consentirà la sopravvivenza degli altri 11 mila che rimangono in Alitalia»
La sensazione è che si sia davvero alla vigilia dell’accordo, che comunque non sarà firmato prima di qualche mese. Gli stessi sindacati, pur difendendo ogni singolo posto, sanno benissimo che al momento non ci sono vere alternative ad Etihad che non siano il fallimento o la svendita, a condizioni molto più dure, ad Air France qualora volesse tornare in pista. Il punto ora è vedere se il numero di licenziamenti può essere ridotto e quali strumenti metterà in campo il Governo per trovare le risorse per gli ammortizzatori sociali.