Pubblicato: mer, 22 Gen , 2014

Cuperlo, storia di un matrimonio che non s’aveva da fare

Durante l’ultima direzione, un acceso botta e risposta sulle preferenze tra Renzi e Cuperlo porta quest’ultimo alle dimissioni dalla presidenza del Pd “Offeso sul personale, me ne vado allarmato dalla concezione del partito”.

l43-cuperlo-renzi-131213152636_bigNelle guerre si chiamano casus belli, quei pretesti più o meno rilevanti che fanno precipitare una situazione da tempo instabile. Ma le dimissioni di Gianni Cuperlo da presidente del Partito Democratico somigliano più ad un divorzio, sfogo naturale di un matrimonio sbagliato.

All’indomani della vittoria alle primarie dello scorso dicembre, Renzi gli propose quel ruolo che, come spesso succede anche in altri campi, viene attribuito ad un membro della minoranza. Cuperlo non è un uomo da prima fila, vorrebbe tornare al suo ruolo dietro le quinte del partito. Già restio e titubante nel presentarsi alle primarie per la segreteria, alla fine in nome dell’unità del Pd accetta.

Prima dello scorso maggio molti non conoscevano neanche l’esistenza di questo cinquatenne friulano, rappresentante dell’ultima generazione politica cresciuta nel PCI. Le sue elezioni alla Camera dei deputati con la lista bloccata del Porcellum sono avvenute nel silenzio mediatico nazionale a cui non interessa la figura di un classico uomo d’ apparato.

Non sappiamo se con le preferenze sarebbe salito a Montecitorio, quando ci sono state le primarie per i parlamentari non ha partecipato, ma nella nuova legge elettorale avrebbe voluto un ritorno alla preferenza come anche in una certa maniera consigliato dalla ultima motivazione della Corte Costituzionale. Lo ha anche ripetuto nell’ultima direzione del Partito Democratico di lunedì scorso, esternando in modo acceso le sue numerose perplessità nei confronti dell’ Italicum e verso la condotta del segretario considerata eccessivamente autoritaria : «È inutile convocare la direzione del partito tra quindici giorni, convochiamolo per le primarie della prossima volta. Funziona così un partito? »

Critiche che non sono piaciute al segretario Renzi «Questo tuo riferimento esplicito al tema delle preferenze o delle primarie l’avrei voluto sentire dire quando vi siete candidati la volta scorsa nel listino bloccato. Se me lo dice Fassina che ha preso dodicimila voti ha senso. Non è accettabile che questo tema strumentale venga proposto adesso». Una risposta a cui Cuperlo non ha retto, considerandola come un attacco diretto alla sua persona che ha indotto l’ex presidente a lasciare immediatamente l’assemblea. Nemmeno una dichiarazione ai giornalisti fuori dal Nazareno ma la notte tra lunedì e martedì le voci sulle sue imminenti dimissioni cominciavano a circolare. Nel primo pomeriggio di ieri posta su Facebook una lunga lettera di dimissioni comunicata a Renzi che qui per ragioni di spazio sintetizziamo: «Hai risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale. Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno. Voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire». Sempre dal web arriva la risposta di Renzi : «Mi ha attaccato duramente sulle liste bloccate. Gli ho chiesto perché non ha usato questo stesso tono quando è stato inserito nel listino senza passare dalle primarie. Se questo significa le dimissioni, mi dispiace».

Finisce così dopo circa un mese la presidenza Cuperlo. Le visioni politiche ma sopratutto i caratteri opposti dei due erano troppo inconciliabili per poter durare. L’inadeguatezza di Cuperlo per il ruolo certo, ma anche le spigolosità del carattere e del modo di fare che Renzi dovrà cercare di smussare se vorrà tenere il partito unito il più a lungo possibile.

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