Pubblicato: ven, 1 Nov , 2013

Cancellieri: «Il mio un intervento umanitario»

Polemiche e richieste di dimissioni per il ministro Cancellieri rea di essersi attivata per la scarcerazione di Giulia Ligresti

 

Anna Maria Cancellieri

Anna Maria Cancellieri

Non si placano le polemiche per l’intervento del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri in favore di Giulia Ligresti in carcere con l’accusa di falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato.

Giulia Ligresti sin dall’inizio della carcerazione aveva rifiutato il cibo, fatto che, considerata la passata anoressia, non poteva che attirare l’attenzione. Il GIP aveva respinto una prima richiesta di scarcerazione per motivi di salute, liberazione che è avvenuta il 28 agosto, pochi giorni dopo la telefonata del ministro Cancellieri a due vicecapo del DAP (Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria).

L’intervento del ministro è avvenuto, in base a quanto scoperto dalla Procura di Torino, a seguito della chiamata di Antonino Ligresti, zio di Giulia, che le chiedeva di fare qualcosa per la nipote. Dopo questa segnalazione il ministro, per sua stessa ammissione davanti ai pm, ha contattato due dirigenti del DAP per «sensibilizzarli» sulla situazione di Giulia Ligresti. La procura, che ha interrogato la Guardasigilli il 22 agosto, ha escluso, è bene ricordarlo, ogni addebito penale non avendo riscontrato nessun nesso tra la telefonata della Cancellieri e la scarcerazione della Ligresti. Escluso ogni rilievo penale quello che rimane sul banco è il caso politico.

I rapporti tra la Cancellieri e i Ligresti sono noti e sono vecchi di circa 40 anni. Vicinanza che, tra le altre cose, ha portato il figlio del ministro a ricoprire nel 2012 il ruolo di direttore generale in FonSai, la compagnia assicuratrice dei Ligresti, percependo una buona uscita di 3,5 milioni pur restando in carica un solo anno. È chiaro come appaiano fondati i sospetti di chi accusa il ministro di essere intervenuta per rendere un favore ad un potente amico e non per le «ragioni umanitarie» addotte ufficialmente.
La Guardasigilli incassa la solidarietà del PdL e di Scelta Civica, ma è oggetto delle pesanti critiche del M5S che ricorda come il ministro sugli oltre 60mila detenuti abbia deciso di intervenire solo per una e riferendosi alle vicende del figlio in FonSai incalza: «un intervento umanitario previsto per contratto» . Il PD, su una posizione più cauta, dichiara con il responsabile giustizia Danilo Leva «E’ opportuno che il ministro chiarisca il senso delle sue parole», chiarimenti che arriveranno la settimana prossima quando la Cancellieri riferirà in Parlamento.

Dalla vicenda quel che emerge è che in una democrazia compiuta esistano ancora, davanti alla giustizia, cittadini di serie A e di serie B. Non possiamo non ricordare le migliaia di carcerati in condizioni disumane che affollano le galere e che non possono sperare, per far valere i loro diritti, sull’intervento di nessuno mentre chi appartiene ad una delle famiglie più ricche, e chiacchierate, d’Italia ha potuto contare sull’intervento del ministro in persona. Cosa ancor più grave è che quanto richiesto dai Ligresti era l’esercizio di un diritto e non un privilegio, diritto negato agli altri 60mila carcerati.

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