Pubblicato: lun, 9 Giu , 2014

Ballottaggi, il PD vince ma perde Livorno

Storica svolta a Livorno dove vince il M5S. Il PD avanza ancora, sconfitta per il centrodestra che pur conquistando Padova perde, con il “formattatore” Cattaneo, Pavia. Aumenta l’astensionismo con punte del 50%
Filippo Nogarin (M5S), neo sindaco di Livorno

Filippo Nogarin (M5S), neo sindaco di Livorno

Con i ballottaggi di ieri si è chiusa ufficialmente la tornata elettorale di amministrative ed europee. Se al primo turno il vincitore indiscusso era stato il PD, i ballottaggi da una parte hanno confermato il trionfo democratico anche se vi sono un paio di sorprese che rubano le prime pagine. Livorno, città storicamente rossa, dove venne fondato il PCI e governato da 70 anni dalle forze di sinistra, cambia per la prima volta amministrazione. A vincere è stato Filippo Nogarin, candidato del Movimento 5 Stelle, che al primo turno aveva accusato venti punti di distacco dal democratico Ruggeri ma che è riuscito a sovvertire le attese vincendo con il 53% dei consensi.

Sconfitta simboliche, per il PD, anche a Perugia e Padova. Nel capoluogo umbro, altra terra storicamente di sinistra, ad imporsi è stato Andrea Romizi, candidato del centrodestra, con il 58%, risultato particolarmente notevole se si considera che al primo turno, Wladimiro Boccali, del centrosinistra, era stato ad un passo dalla vittoria realizzando il 46,5%. Sconfitta anche a Padova, ma questa volta meno inaspettata. La città, che negli ultimi 21 anni è stata amministrata per 16 da Zanonato, prima come DS e poi come PD, aveva dato la maggioranza relativa al candidato democratico Rossi (ex-vice di Zanonato) ma con uno strettissimo margine, 33% contro il 31%, sul leghista Bitonci. Terzo arrivato, però, con il 10%, era Maurizio Saia, appoggiato da una coalizione vicina al centrodestra. Nessuno scalpore, quindi, se il ballottaggio ha visto la vittoria, con il 53,6% di Bitonci, ad ogni modo non può che far notizia il passaggio al centrodestra di una città governata da anni dal centrosinistra, specie in un contesto di generale vittoria del PD.

I democratici, a parte i casi sopraricordati di Perugia, Padova e Livorno, avanzano ulteriormente passando da 16 a 19 capoluoghi e da 112 a 141 comuni con oltre 15mila abitanti. Tra i più importanti, oltre la conferma di Bari, c’è la vittoria di Giorgio Gori a Bergamo, particolarmente simbolica se si considera che segna il passaggio di tutti i capoluoghi lombardi, ad eccezione di Varese, al centrosinistra, capovolgendo la situazione del quinquennio scorso.

Notevole la sconfitta, per il centrodestra, di Cattaneo a Pavia. Il “formattatore”, il “Renzi del centrodestra”, che grande visibilità mediatica aveva avuto per il tentativo di rottamare la classe dirigente dell’ex-Pdl, è stato sconfitto dal democratico Depaoli che al primo turno era distante dieci punti percentuali. Una brutta battuta d’arresto per quello che veniva visto da molti come un possibile futuro leader del centrodestra per il dopo-Berlusconi e il dopo-berlusconismo.

Nel Partito Democratico c’è grande euforia per la vittoria complessiva ma non si nasconde il malcontento per aver perso alcune città simbolo. Soprattutto alcuni notano che i democratici hanno perso dove avevano candidato uomini legati alla vecchia dirigenza, da Rossi (Padova) a Boccali (Perugia) passando per Ruggeri (Livorno) e Taddei (Civitavecchia), probabile che, nonostante i proclami di unità fatti all’esterno, i risultati delle amministrative accelerino il processo di renzizzazione del PD.

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