Pubblicato: ven, 6 Dic , 2013

Agende Rosse: sit-in davanti alla Prefettura di Palermo (FOTO)

Presenti anche Professionisti Liberi e Anpi Palermo. Insieme per chiedere un’adeguata protezione per i pm, gli agenti di scorta e i testimoni di giustizia oggetto di minacce. Salvatore Borsellino: «Non lasciamo soli i nostri magistrati»

 

Immagine 092Un sit-in davanti alla Prefettura di Palermo, per esprimere solidarietà ai magistrati che indagano sulla trattativa tra mafia e pezzi deviati dello Stato, alla luce delle nuove minacce del boss Totò Riina intercettate dal carcere, mentre conversava con un affiliato alla Sacra Corona Unita.

Il luogo scelto per la manifestazione è indubbiamente significativo. La Prefettura, infatti, non soltanto è simbolo dello Stato, ma è da quelle stesse stanze che, appena una manciata di giorni prima, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha promesso il rafforzamento delle misure di sicurezza per tutti i pm del pool antimafia e in particolare ha riferito che «è stato reso disponibile per la scorta del dottor Di Matteo il bomb jammer». Tuttavia, come ricorda Salvatore Borsellino, anche lui presente al sit-in, la semplice promessa di un dispositivo antistrage non basta: «Il bomb jammer deve essere effettivamente dato in dotazione alla scorta di Di Matteo, altrimenti la promessa non messa immediatamente in atto servirà solo per dare il segnale alla mano armata, la mafia, di fare presto altrimenti non potrà più essere messo in atto un attentato come per Chinnici, per Falcone e per Borsellino».

Alle parole del ministro, infatti, non sono seguite ancora le azioni. Quelle stesse azioni che i cittadini chiedono ormai da troppo tempo. Lo Stato deve intervenire al più presto, adottando tutti quei mezzi che possano tutelare la vita dei suoi stessi servitori. Come se non bastasse, la dotazione del bomb jammer, necessario a scongiurare i rischi di un ritorno di un periodo stragista,  è subordinata all’accertamento che non sia dannoso per la salute di chi lo usa e dei soggetti che vengono a contatto con esso. Se i possibili effetti collaterali del bomb jammer preoccupano i nostri politici, lo stesso non può dirsi per Barack Obama. Negli Stati Uniti il dispositivo è da tempo utilizzato dall’FBI per neutralizzare gli ordigni esplosivi controllati da remoto. E allora le cose due: o agli americani importa poco della propria salute, salvo quella del proprio presidente; o nel nostro Paese ci si bada così tanto che, pavidamente, si preferisce perder tempo e rendersi complici di quell’orrore che sono l’isolamento e la delegittimazione di coloro che realmente e più di ogni altro cercano di contrastare la mafia. E sappiamo bene come da sempre, proprio l’isolamento e la delegittimazione costituiscano la vera fase di preparazione di attentati eccellenti.

Ora più che mai è necessario non abbassare la guardia, mantenere altissima l’attenzione. Altri eroi non ne vogliamo.

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