Pubblicato: ven, 30 Set , 2022

L’onda rivoluzionaria in Iran è femminile

the Time has come: nelle strade del mondo per la libertà dell’Iran

Il popolo iraniano da due settimane sta sfidando le autorità scendendo nelle strade e protestando contro il Regime. Le rivolte sono scoppiate il 17 settembre, al funerale di Mahsa Amini, una giovane curda di 22 anni, uccisa il giorno prima mentre era in stato di fermo della polizia morale, per non aver indossato correttamente l’hijab.

Dalla città natale della ragazza, nel Rojilat – Kurdistan iraniano, l’onda rivoltosa si è diffusa velocemente in tutto l’Iran, incontrando da subito la violenta repressione della polizia e dell’esercito, che ha già provocato centinaia di vittime e migliaia di arresti, numeri di cui si sa solo in parte poichè vige la censura.

Violenza cui si aggiunge altra violenza. Negli ultimi giorni i Pasdaran hanno bombardato con l’artiglieria il Kurdistan iracheno e quello iraniano, molti i morti e i feriti. Dure le reazioni di Baghdad, del governo autonomo regionale del Kurdistan iracheno e anche di alcuni stati europei, i quali han convocato gli ambasciatori iraniani per consegnare la propria protesta ufficiale. Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro società sospettate di essere coinvolte nel commercio del petrolio iraniano, tra cui due aziende cinesi. Le sanzioni hanno colpito anche broker e società di copertura di Teheran negli Emirati Arabi Uniti, a Hong Kong e in India.

Le proteste che animano le strade di Theran hanno un elemento nuovo, chiaramente femminile. Dalla Rivoluzione Culturale attuata nel ’79 dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini, le donne hanno visto i loro diritti e le loro libertà assottigliarsi sempre di più, fino a scomparire dietro un burqa integrale. Lo slogan che oggi si urla nelle piazze del medio oriente è “Donne, vita, libertà”, con le giovani che sventolano i loro hijab e li bruciano davanti alla polizia. Tra le vittime della repressione anche Hadith Najafi, solo 20 anni, divenuta celebre per un video in cui, senza il velo, raccoglieva i propri capelli in una coda. Quel gesto apparentemente semplice e spontaneo è già il nuovo simbolo della rivoluzione. Anche Danya Rad ha voluto sfidare il regime, postando sui social la sua foto mentre faceva colazione senza velo: una disobbedienza che ha pagato con l’arresto avvenuto proprio in queste ore.

La protesta in atto non è solo una rivincita femminile ma anche il tentativo di rovesciare un regime spietato ed ingiusto. Un movimento di rivalsa e di coraggio, che arriva perfino nell’oppressa Kabul dove un gruppo di temerarie donne afghane ha manifestato con slogan e cartelli davanti all’ambasciata iraniana. Le forze talebane sono intervenute duramente, con mitra e percosse.

In Iran, l’ordine è di contrastare senza pietà i dissidenti. E’ stato documentato l’uso della forza e delle armi da fuoco con l’obiettivo di uccidere; i civili sono duramente contrastati dalle Guardie, delle forze paramilitari basiji, del Comando per il mantenimento dell’ordine pubblico, della polizia antisommossa e degli agenti in borghese.

Mentre il Regime continua a mantenere il pugno duro, ovunque si stanno organizzando manifestazioni in supporto al popolo iraniano. ‘The time has come’, il tempo è arrivato: domani, sabato 1 ottobre, in tutto l’Iran e nel mondo. Una giornata di solidarietà che farà eco dagli Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Danimarca, Regno Unito e Irlanda, Germania, Austria, Svizzera, Portogallo, Spagna e Italia.

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