Pubblicato: gio, 12 Giu , 2014

Caso Attilio Manca: udienza rinviata per vizio di forma

La notifica all’unica imputata per la morte del giovane urologo barcellonese arriva troppo tardi e il processo non può iniziare. La famiglia: «Non ci arrendiamo»

attiliomancaUdienza rinviata al prossimo 23 ottobre per vizio di forma nella notifica all’imputata Monica Mileti. A comunicarlo questa mattina dall’aula 4 del Palazzo di Giustizia di Viterbo è il giudice Eugenio Turco. Saltata, quindi, la prima attesissima udienza del processo sulla morte di Attilio Manca, l’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto trovato senza vita nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2004 nel suo appartamento in via della Grotticella, a Viterbo.

Comprensibile la profonda amarezza da parte della madre del giovane medico, Angela Gentile, e del fratello Gianluca, arrivati ieri dalla Sicilia e rappresentati dall’ex pm di Palermo Antonio Ingroia. Assente invece il legale della Mileti, l’avvocato Cesare Placanica, giustificato per la notifica eseguita il 26 maggio: troppo tardi rispetto ai termini previsti (20 giorni antecedenti la seduta). Possibile che una notifica tardiva, da considerare una circostanza banale alla luce della delicatezza e complessità del caso, possa bloccare la strada per la verità, che si aspetta ormai da troppo tempo? Superata la delusione, subentra la rabbia: troppi, sono gli ostacoli che continuamente vengono posti a chi cerca da dieci anni di ottenere giustizia. Eppure sarebbe bastata soltanto un po’ più di attenzione per non perdersi tra lungaggini burocratiche. «Un rinvio che lascia l’amaro in bocca ancora una volta, in una vicenda costellata di piccoli e grandi incidenti. Ma noi non demordiamo», ha commentato l’avvocato della famiglia Manca, che ha aggiunto: «Stiamo svolgendo accurate indagini difensive e aspettiamo di capire che indirizzo prenderà il dibattimento e, soprattutto, se il giudice ammetterà le prove che abbiamo presentato».

Proprio nei giorni scorsi Ingroia si era recato alla Procura di Roma per incontrarsi con il procuratore capo Giuseppe Pignatone, il quale, a detta dell’ex magistrato, «si è mostrato disponibile quanto meno ad ascoltarci». La richiesta è che la Procura di Roma, in quanto procura distrettuale competente per reati di mafia, possa aprire un fascicolo sul caso. Lo scorso 19 aprile il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, con sicumera aveva smontato ogni possibile collegamento tra la morte di Attilio Manca e l’operazione alla prostata di Bernardo Provenzano eseguita a Marsiglia, mentre questi era latitante. Tesi invece da sempre portata avanti strenuamente dai familiari, che non hanno mai creduto al suicidio, dovuto ad un mix letale di droga, alcol e tranquillanti. E se non bastano nemmeno i nuovi riscontri sulla latitanza del boss a indebolire la ricostruzione della Procura viterbese, ci sono sempre le foto scioccanti che mostrano un corpo straziato, riverso nel sangue, che tutto fanno pensare meno che ad un suicidio.

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