Pubblicato: ven, 23 Mag , 2014

Al via il “Capaci bis” nel giorno del 22° anniversario della strage

Si è aperto oggi, a Caltanissetta, il nuovo processo sull’attentato che causò la morte del giudice Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta

DSC07157Si è aperto questa mattina di fronte alla Corte d’assise di Caltanissetta, giorno in cui si celebra la commemorazione del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, il processo “Capaci bis” che, a quindici anni di distanza dal primo, dovrà giudicare cinque boss accusati di aver svolto un ruolo nella strage del 23 maggio 1992. Alla sbarra gli uomini del clan di Brancaccio: Cosimo Lonigro, Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Altri quattro imputati hanno optato invece per il rito abbreviato. Si tratta dei collaboratori di giustizia Giuseppe Barranca, Gaspare Cannella, Cosimo D’Amato e Gaspare Spatuzza, quest’ultimo autoaccusatosi dell’attentato e sulle cui rivelazioni, insieme a quelle di Fabio Tranchina, è fondata la nuova tranche processuale.

Le nuove indagini dei pm della Procura di Caltanissetta hanno permesso di fare luce sulla fase esecutiva relativa all’esplosivo utilizzato per l’eccidio, svelando in particolare la parte che riguarda il suo reperimento. Madonia è accusato di avere partecipato alla riunione deliberativa dell’attentato, mentre gli altri boss sarebbero stati coinvolti nel recupero del tritolo dal mare e nella sua lavorazione.

«Lo Stato non dimentica chi ha pagato con la vita il giuramento di fedeltà alle Istituzioni democratiche», ha detto oggi il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari che, insieme ai pm Lia Sava, Stefano Luciani e Onelio Dodero, rappresenta la pubblica accusa. «Cosa nostra aveva tanto tritolo da fare guerra allo Stato e questa guerra cominciò il 23 maggio di 22 anni fa. Con la strage di Capaci – ha proseguito leggendo la relazione introduttiva all’avvio del processo – iniziò l’attacco di Cosa nostra allo Stato. In questi 22 anni abbiamo fatto degli enormi passi avanti. Abbiamo dimostrato durante la fase delle indagini il ruolo predominante ricoperto dai Graviano nella strage di Capaci, il cui ruolo fino al 2008 non era ancora emerso. Non è vero che la verità sulle stragi non è stata accertata. Non dimentichiamo che 39 persone, due delle quali nel frattempo sono morte, sono state condannate all’ergastolo e buona parte in via definitiva e che oggi si apre il processo per altri 5 imputati mentre altri 4 hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato. Poi parallelamente ci sono altre indagini in corso e non escludiamo che ci siano ancora altri complici». Non si esclude nemmeno il coinvolgimento dei cosiddetti mandanti esterni, il cui ruolo però – secondo il procuratore – non si estenderebbe alla fase esecutiva. Ciò che è certo è che ancora oggi, questo rimane uno dei punti più oscuri della strage.

Lari, che ha inoltre ricostruito la fase esecutiva dell’attentato a Falcone, definendolo «un attacco terroristico-mafioso senza precedenti, un’azione bellica di devastanti proporzioni», ha esposto quelle che saranno le fonti di prova citate. In tutto la Procura nissena chiamerà sul banco dei testi oltre cento persone. Non sono state ammesse, al momento, soltanto le richieste della difesa del boss Salvo Madonia di sentire il pm della Dna Gianfranco Donadio e il presidente del Senato Piero Grasso, in quanto necessitano di ulteriori verifiche riguardanti eventuali atti di indagine compiuti da entrambi sull’attentato costato la vita a Falcone. Circostanza, questa, che impedirebbe la loro escussione come testi. Il magistrato ha ricostruito, poi, i ruoli dei singoli imputati e accennato all’assoluta novità delle indagini che hanno portato al processo, rese possibili anche grazie all’apporto di nuove tecnologie, oltre che alle dichiarazioni dei collaboratori. «Vogliamo dimostrare che Brancaccio è il “grande buco nero” di tutti i processi che si sono svolti. Noi vogliamo dimostrarne il protagonismo assoluto».

La Corte ha ammesso la costituzione di parte civile al processo di Confindustria Sicilia e dell’Associazione nazionale contro le illegalità e le mafia “Antonino Caponnetto”. Per la prima volta, inoltre, entra nel processo come parte civile anche il sindacato di polizia Siulp, al quale erano iscritti i tre agenti uccisi a Capaci. Parteciperanno al processo come parti offese anche i familiari di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo; i Comuni di Palermo e Capaci; la Provincia di Palermo; la Regione Sicilia; la presidenza del Consiglio dei Ministri; il ministero della Giustizia e dell’Interno; il Centro Pio La Torre; Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone sopravvissuto alla Strage; e gli agenti Angelo Corbo e Gaspare Cervello, che si trovavano in una delle auto di scorta al magistrato, scampati all’attentato. «Sono contento – dice il leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante – che una decisione come questa sia stata presa nel giorno che simboleggia in modo unico la “rivolta” della società civile contro la mafia. Noi abbiamo l’obbligo di progettare lo sviluppo ed evitare che, nel degrado, la gente possa reclamare una sottocultura mafiosa».

La Procura di Caltanissetta ha chiesto inoltre alla Corte d’assise l’acquisizione delle conversazioni intercettate in carcere tra il Salvatore Riina e l’esponente della Sacra corona unita Alberto Lorusso, suo compagno nell’ora d’aria quando entrambi erano rinchiusi nel carcere milanese di Opera. «In quei dialoghi – ha concluso il procuratore Lari – Riina si è assunto la piena responsabilità dell’attentato a Falcone».

Il processo è stato rinviato all’11 giugno.

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