Pubblicato: mer, 14 Mag , 2014

Mauro Rostagno, l’omicidio perfetto a poche ore dal giudizio

A 23 anni dal delitto del giornalista Mauro Rostagno è attesa per oggi la sentenza di primo grado

 

 

Ci siamo, è tempo di sentenza e la camera di Consiglio è cominciata da ore a Trapani. E’ stato un  processo seguitissimo, on line, grazie al giornalista trapanese Rino Giacalone  e a mezzo f.b. per 53 lunghissime udienze, quello di Mauro Rostagno, giornalista, con molte vite vissute, in quei tormentati anni 70 e 80.  Partito operaio, poi studente, ha vissuto a Milano,  poi in India, fino a fondare la comunità Saman in Sicilia, in un baglio vicino Trapani. Fu colpito a colpi di pistola in macchina, a pochi metri da casa la sera del 26 settembre 1988.  Mauro era un fagocitatore, un affabulatore seducente e un divoratore, affamato della vita; ma soprattutto, al di là di tutto ciò, al di là di tutte le diverse facce e delle diverse maschere che indossava o che possono oggi essergli attribuite, ce n’era una che gli era rimasta appiccicata addosso e che è finita poi, nel dipanarsi della sua esistenza, come la più autentica tra tutte: quella del giornalista investigativo che si batte per la verità. Sono convinta, per aver studiato la storia che questa è quella che ha finito per costargli la vita. Ha scelto e deciso, da quel folle, onnipotente, narcisista e delirante coraggioso uomo che era, di andare a mettere la testa in bocca al leone, pensando di riuscire ad ammansirlo, o comunque sia a domarlo in un qualche modo. Non ce l’ha fatta. Perché l’estate del 1988 era un’estate davvero molto , ma molto particolare. Perché gli anni’80 erano stati davvero molto ma molto particolari, forse unici nella storia della nostra repubblica. Anni di ricchezza e di arroganza diffusa, gli anni della P2, gli anni del craxismo, dell’inizio della diffusione delle droghe di massa, del miscuglio di sesso e potere, di politica e danaro, di affarismo losco e di irresponsabilità sociale. La mafia? Per capire aspettiamo la sentenza, ma non basta condannare l’esecutore, occorrerebbe conoscere il mandante. Nel 2011, prima dell’inizio del processo avevamo intervistato a Palermo, la figlia, Maddalena Rostagno, a partire dal suo libro sul padre “Il suono di una sola mano”, edito il Saggiatore, che vi riproponiamo in questo video.

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