Pubblicato: lun, 7 Apr , 2014

Legge 40. Fecondazione eterologa, domani l’ultimo dei divieti al giudizio della Corte Costituzionale

Da dieci anni il no assoluto alla donazione dei gameti ha scavato un solco profondo tra gli italiani ed il resto del mondo.L’Italia resta l’unico Paese europeo con questo divieto

 

270001_169760023086731_817815_nDomani  la Consulta  discuterà se è incostituzionale il divieto di fecondazione con donazione, che da dieci anni pesa sulla testa delle coppie sterili italiane, quelle che spendono dagli 8000 euro in su, quando possono, per viaggiare in tutta Europa ed in particolare in Spagna. Qui gli Italiani sono il 61% della domanda di donazione dei gameti, che vede la Spagna offrire, da sola, il 20% di quella europea.Domani, l’attesa udienza, presieduta dal giudice Tesauro, vedrà Antonella Palmieri difendere la legge 40 per l’Avvocatura di Stato e la presenza del nutrito gruppo degli avvocati, che in questi dieci anni, hanno intrapreso la difesa dei cittadini, anche grazie all’impegno di alcuni associazioni storiche. Tre i casi alla Consulta, che arrivano emblematicamente da tutta Italia, dai  tribunali civili di Milano, Firenze e Catania. Si chiede, pur da casi e con argomenti diversi, se non ci sia violazione, non solo della Carta costituzionale, ma anche dei principi internazionali che l’Italia ha assunto come propri, quando ha riconosciuto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In particolare, la tutela della libertà di formarsi una famiglia, di rispettare la sfera della vita privata e di vietare ogni forma di discriminazione, anche tra i malati. Poichè il divieto assoluto di fecondazione eterologa configurerebbe  una discriminazione irragionevole tra chi è solo infertile e chi è sterile. Ovvero tra chi può concepire, ma non riesce ad avere un bambino in braccio per problemi di salute durante la gravidanza e chi non può neanche concepire, perchè uno dei due partner della coppia non ha più la fertilità dei suoi gameti.Da dieci anni il divieto di donare e di ricevere spermatozoi ed ovociti ha scavato un solco profondo tra gli italiani ed il resto del mondo. Ad oggi, l’Italia resta l’unico Paese in Europa a mantenere questo divieto assoluto. La sanzione prevista per chi utilizzi gameti non della coppia richiedente  è pecuniaria, dai 300.000 ai 600.000 euro, ma la sanzione amministrativa di poco inferiore vale anche se la coppia non è rigorosamente eterosessuale, coniugata o convivente  stabile o vi è un  minorenne, per questa ipotesi è prevista l’aggiunta della sospensione di tre anni dall’esercizio della professione medica. Infine, è sanzionata duramente la pubblicizzazione o l’organizzazione commerciale della vendita di gameti, embrioni o la maternità surrogata.

La storia del divieto in pillole

In Italia, il divieto di donazione dei gameti è stato introdotto nel 2004, con la legge 40. Fino a quel momento erano già nati circa 5000 bambini con la fecondazione eterologa, ma tutti rigorosamente in centri privati, perchè dal 1985 la circolare del ministro della salute Costante Degan aveva stabilito che nelle strutture pubbliche non potevano essere concepiti figli senza una stabilità o certezza giuridica. Dunque, anche il ministro democristiano Degan, non ne faceva del ricorso alla donazione dei gameti una questione di pericolo per la salute, ma  di incertezza giuridica per la famiglia, di status per i nati. Oggi, dopo tanta giurisprudenza e grazie alla stessa legge 40, i figli di coppie eterosessuali, nati da coppia sposata o convivente o da donna singola hanno tutti la certezza di essere riconosciuti ed equiparati nei diritti, indipendentemente dalla loro origine biologica. Anche i bambini concepiti all’estero grazie a dei donatori, sono giuridicamente figli dei genitori che li hanno riconosciuti in Italia, desiderati e che, di fatto, li educano e li mantengono. Il padre non può più disconoscerli, una volta dato il consenso all’inseminazione con donazione, utilizzando la prova del dna come accadeva prima della legge 40. Anche da questo punto di vista, l’Italia è già cambiata, attraverso sentenze, nuove norme giuridiche, leggi del parlamento. L’ordine pubblico, dunque, dal punto di vista degli status sociali è meno a rischio.

Il codice etico dei medici non vieta l’eterologa

Un altro tassello che dobbiamo aggiungere è che il codice etico della Federazione nazionale dei medici non ha mai vietato deontologicamente il ricorso alla fecondazione con donazione, pur riconoscendo la clausola di coscienza a chi non voglia praticarla. Tutti i paesi europei, fin dalla fine degli anni ‘80 e all’inizio degli anni 90, hanno preferito regolare e governare la fecondazione con donazione, perchè il suo divieto sarebbe stato pericoloso dal punto di vista igienico sanitario, e facilmente aggirabile, in particolare la inseminazione con seme di donatore. Una pratica ben nota fin dalla fine dell’800, quando presso alcune facoltà di medicina si invitavano gli studenti a donare il proprio seme per sperimentare il suo potere fecondante in donne con marito infertile.

Le conseguenze di un divieto

Oggi, quelle “provette” possono viaggiare tranquillamente con una richiesta on line. Qualcuno racconta di averlo fatto così anche in Italia, anche presso cliniche private, di cui le coppie hanno apprezzato la solidarietà umana e per questo non sono affatto disposte a denunciarle, come la legge 40 prevederebbe. Coppie e medici, alla fine di fatto conniventi, in un sistema sordo che genera clandestinità. L’alternativa è spendere il doppio del denaro in viaggi all’estero, in farmaci fuori dai piani terapeutici nazionali (qualche migliaio di euro), con costi su cui va ulteriormente ad incidere la percentuale dovuta all’inviante, figure che fungono da intermediari, di diverse professioni, sia medici che non, che intercettando la domanda, entrano per solidarietà o per puro interesse nell’organizzazione a pagamento della risposta o del servizio. E tutto questo alla vigilia dello Schengen sanitario suona, perlomeno, ingiusto e  surreale.

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