Pubblicato: dom, 9 Feb , 2014

Legge elettorale. Italicum martedì in Aula

Gira tutto intorno alla legge elettorale

Matteo-RenziLa madre di tutte le questioni, quella che potrebbe determinare i futuri assetti politici e influire sui tempi della legislatura. Dalla mattinata di martedì la Camera torna ad esaminare la riforma della legge elettorale, il cosiddetto Italicum destinato a sostituire il Porcellum. In Aula arriva il testo base licenziato dalla commissione senza votare gli emendamenti, nel clima incandescente determinatosi con l‘occupazione del Movimento 5 Stelle. Sarà quindi direttamente l’Assemblea ad esprimersi sulle modifiche messe a punto da Pd e Forza Italia per correggere senza stravolgere il nuovo sistema di voto e su quelle presentate dagli altri partiti, che invece mirano a cambiamenti più radicali.

Si prevedono quindi giornate di particolare suspance, anche perchè il voto segreto metterà a dura prova la tenuta dell’asse tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. La prima verifica, il 31 gennaio scorso, è stata superata con la bocciatura delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito, nonostante il voto di 32 franchi tiratori. Circostanza che ha spinto Sel a bacchettare Fratelli d’Italia, M5S e Lega che avevano abbandonato l’Aula, impedendo così la possibilità di un risultato a sorpresa.

Il nuovo sistema prefigurato dal testo base prevede un proporzionale identico per Camera e Senato, con soglie di sbarramento al 12 per cento per le coalizioni, al 5 per le le liste coalizzate e all’8 per quelle non coalizzate. Il territorio nazionale viene diviso in circoscrizioni regionali, a loro volta suddivise in collegi plurinominali, cui è assegnato un numero di seggi da tre a sei. Le liste restano quindi bloccate, ma essendo composte da pochi candidati consentiranno all’elettore di individuare i potenziali eletti. Previsto un premio di maggioranza, fino al massimo di 340 seggi, assegnato alla coalizione o lista vincente che supera al primo turno il 35 per cento dei voti. Altrimenti turno di ballottaggio tra le prime due coalizioni o liste per l’ assegnazione di una quota di seggi pari a 327. I seggi vengono attribuiti a livello nazionale. Uno schema rispetto al quale, come detto, Pd e Forza Italia hanno già messo a punto alcune modifiche: in particolare viene innalzato al 37 per cento il tetto da raggiungereper accedere al premio di maggioranza già dal primo turno, mentre si abbassa al 4,5 la soglia di sbarramento per le liste coalizzate. Previsto inoltre l’inserimento della cosiddetta calusola ‘salva Lega’, che consente l’accesso in Parlamento a chi supera la sbarramento previsto, in almeno alcune regioni dove il consenso della forza politica è concentrato.

Cambiamenti che tuttavia non bastano a soddisfare le attese di un ampio schieramento formato dai partiti più piccoli, ma che potrebbe trovare appoggio anche nella minoranza interna dei Democratici. Fermo restando che le parole di Renzi che vogliono una progressiva diminuzione dei partiti più piccoli lasciano più di qualche dubbio perché potrebbero delineare addirittura una maggioranza piuttosto che un’altra. Sullo sbarramento oltre alla misura della percentuale che occorre superare, si discute sulla questione dell’attribuzione comunque alla coalizione dei voti ottenuti dai partiti che non riescono ad accedere in Parlamento. Soluzione duramente contestata da Fratelli d’Italia. Sempre caldo poi il tema dell’introduzione delle preferenze, che trova schierati in prima linea sia il Nuovo centrodestra che i Popolari per l’Italia, con questi ultimi decisi a battagliare per alzare il tetto necessario a far scattare il premio di maggioranza e per abbassare la soglia di sbarramento. Questioni tecniche che tuttavia potrebbero determinare effetti politici a catena, destinati a investire sorti del governo e della legislatura, se dovessero stravolgere lo schema uscito dall’accordo tra Renzi e Berlusconi. Attesa poi anche per l’atteggiamento che terrà in Aula il Movimento 5 stelle, dopo la bagarre di fine gennaio. Anche se non ci sarebbero stati i tempi tecnici per una decisione, l’Ufficio di presidenza della Camera ha comunque già stabilito che eventuali sanzioni per i deputati pentastellati protagonisti degli incidenti, non si applicherranno nei giorni dedicati all’esame della legge elettorale. Un chiaro segnale per cercare di abbassare la tensione.

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