Pubblicato: Ven, 31 Gen , 2014

Strage di Ustica, dopo 33 anni di silenzio parla l’uomo-radar

Il maresciallo, che seguiva il traffico la notte della strage, per la prima volta rompe il silenzio: “Solo aerei Nato in volo la notte della strage”

DC-9 ITAVIA CADUTO AD USTICA

il Dc-9 Itavia, caduto ad Ustica

Nuovi sviluppi sul mistero di Ustica. La vicenda, nota ai più, riguarda quello che successe la notte del 27 giugno 1980. Molti sanno, ma pochi parlano e le bugie nel corso degli anni sono state parecchie. Di mezzo la Nato e tante ragioni di Stato. Poi ci sono i 77 passeggieri e  i 4 membri dell’equipaggio che il 27 giugno 1980 alle 20.59 viaggiavano nel Dc-9 dell’Itavia precipita in mare al largo di Ustica. Non si sa se sia stato un missile in aria sparato da un aereo militare, se l’aereo sia esploso a seguito di «un cedimento strutturale» o se sia esplosa una bomba  a bordo.

Oggi dopo 33 anni di silenzio a parlare è il maresciallo Mario Sardu, 62 anni, in pensione, che quella notte era il responsabile del 35esimo GRAM di Marsala, sede del centro di controllo radar. E lo fa per la prima volta rilasciando un’intervista, l’unica, a Repubblica. Il maresciallo nel corso dell’intevista conferma l’ipotesi che ad abbatttere il DC -9 non sia stato «un aereo nemico».

Parlando di quella notte il maresciallo dice che oltre al normale traffico, c’erano tutti mezzi della Nato, pronti ad avviare, come accadeva una volta a settimana, la simulazione di guerra Synadex. Nel wargame, però, qualcosa deve essere andato storto. Il nastro Synadex non venne inserito, perchè il responsabile Tozio Sossio «per 20 minuti- sostiene Sardu- non riuscì a mettere la scheda».

«L’esercitazione simulato non è mai partita sui nostri schermi c’è sempre stata la situazione reale» – afferma il maresciallo nel corso dell’intervista e aggiunge – «Quando ci preparammo a passare in simulato gli aerei erano tutti identificabili. Tutti amici. Noi eravamo della Difesa, non del traffico aereo. Dovevamo guardare dalla Libia, dalla Tunisia, dai paesi ostili… purtroppo non seguimmo più la traccia del Dc-9 per seguire il simulato». E’ proprio in questo lasso di tempo, tra le 21, orario prestabilito per l’ inizio della guerra simulata, e il momento in cui arriva l’ordine di «tornare al reale», riattivando i radar per seguire i caccia alleati che venivano normalmente ignorati in tali occasioni, che avviene la tragedia. «Gheddafi si salvò nell’86, un giorno che il radar di marsala era in avaria e il radar di Siracusa in manutenzione o viceversa non ricordo bene» – e prosegue – «Nell’85 aerei israeliani rasero al suolo la caserma dove si diceva fosse Arafat, lo mancarono di un soffio. Ora gli israeliani andarono e tornarono indisturbati , proprio in quel momento in cui non potevamo vederli. Qualcosa dovevano sapere. Guarda caso agirono quando entrambi i radar erano in avaria».

Sardu parla anche di un incontro col giudice Borsellino al quale disse: «Alla consolle c’eravamo io e Salvatore Loi e abbiamo già depositato a Roma». Dice, inoltre di essere stato minaccio dal giudice istruttore Vittorio Bucarelli perché «alzavo troppo la voce e i carabinieri erano pronti fuori per portarmi via». Secondo i giudici l’aereo cadde perché colpito da un missile e alla domanda su chi l’ha lanciato, il maresciallo risponde: «chi può essere stato se quella sera gli aerei erano tutti amici? Non certo un nemico».

Sardu non può sapere cosa sia successo, ma sostiene una tesiC’erano solo forze della Nato, ma bisogna considerare che i missili possono partire anche dalle navi, non solo dagli aerei». La sua testimonianza fa pensare ad un errore durante un wargame alleato, costato la vita a 81 vittime innocenti.

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