Spread a 200 punti, torna la preoccupazione
Nella giornata di oggi il differenziale BOT-BUND ha toccato la soglia psicologica dei 200 punti. Nessun allarme ma è un segnale che non va sottovalutato
Si torna a parlare di spread. Protagonista incontrastato delle cronache economico-politiche tra il 2011 e il 2012, era finito quasi nel dimenticatoio nell’ultimo anno.
Lo spread, il differenziale tra i tassi d’interessi, è tornato a crescere raggiungendo, nei confronti dei BUND decennali tedeschi, quota 200, il che equivale a dire che lo Stato dovrà pagare un interesse di circa il 3,2% sui BOT decennali.
In realtà il livello toccato oggi, sceso poi nel pomeriggio, non è allarmante come i 528 punti dell’ottobre 2011 che portarono l’Italia sull’orlo del precipizio ma alla luce della costante diminuzione del differenziale negli ultimi due anni, è giusto segnalare l’improvvisa variazione nell’andamento dei tassi d’interesse.
Quali sono i motivi? Sicuramente le ragioni sono molteplici e non tutte interne. Per quanto riguarda il contesto europeo l’approssimarsi delle elezioni europee e l’incertezza, per la presenza di forti componenti euroscettiche nel prossimo Parlamento, per l’immediato futuro agitano i mercati, a questo si aggiungano i fattori interni italiani. L’inatteso -0,1% nel primo trimestre PIL, caso unico tra i Paesi OCSE, quando ci si aspettava un segno positivo e le possibili ripercussioni sul Governo della tornata elettorale del 25 maggio creano un mix che fanno salire lo spread e, soprattutto, mettono l’Italia in una posizione peggiore della Spagna, la quale ha un differenziale, oggi, che si attesta sui 160 punti.
Se questo incremento dovesse rientrare in breve tempo i danni per la nostra economia sarebbero molto contenuti ma se questi tassi dovessero prolungarsi allora sarà necessario rivedere i conti pubblici. Un interesse più alto vuol dire dovere pagare maggiormente il debito, miliardi da trovare e il cui esborso non era preventivato, anzi le previsioni di risparmio per via dello spread in calo avevano liberato risorse che ora tornano in dubbio. Giusto per citare un esempio, uno dei motivi che portò ad introdurre un’IMU ben più salata della vecchia ICI fu la necessità di trovare fondi per pagare gli alti interessi di quando lo spread veleggiava oltre quota 300 e una delle coperture indicate per il taglio di tasse da poco approvato è il risparmio sui tassi d’interesse