Presentati anche a Palermo i referendum radicali
Dodici i quesiti, proposti da Radicali e Cantiere Popolare anche per abolire il finanziamento pubblico ai partiti
Sono dodici le proposte referendarie lanciate nei giorni scorsi, non solo a Palermo, dai Radicali. I più importanti: abolizione dell’ergastolo, del finanziamento pubblico ai partiti, del reato di clandestinità e della pena carceraria per fatti di lieve entità della normativa anti-droga, rivisitazione dei termini di custodia cautelare, responsabilità civile e separazione delle carriere dei magistrati, divorzio breve, modifica delle norme sull’8 per mille.
Ad aver fatto da collante tra le diverse forze che appoggiano i referendum sono i temi riguardanti la giustizia. Saverio Romano, coordinatore nazionale di Cantiere Popolare, afferma che “non c’è possibilità di fare una riforma della giustizia in Parlamento e l’unica via possibile è quella referendaria”. E, denunciando la presenza di forze che si oppongono ad ogni tentativo di riforma, ha portato ad esempio la vicenda della modifica dell’art. 416-ter (voto di scambio) che, dopo essere stato approvato all’unanimità alla Camera, ha visto il suo iter bloccarsi in Senato a causa, sostiene sempre Romano, “di un articolo di Repubblica e dell’intervento di alcuni importanti magistrati”.
Rita Bernardini, dirigente nazionale dei Radicali Italiani, così come Felice Bruscia, consigliere comunale di Cantiere Popolare, invece, hanno posto l’attenzione sulla grande mobilitazione trasversale che si riscontra in Sicilia. Non a caso, oltre agli organizzatori dell’evento, erano presenti, tra i tanti, anche Alice Anselmo dell’Udc, Marco Zambuto e Paolo Garofalo del Pd, Giovanni Avanti, Pietro Alongi e Giulio Tantillo del Pdl.
Al centro dell’incontro anche il tema dell’amnistia, sul quale Rita Bernardini ha dichiarato che “serve per ripristinare la legalità nelle carceri, che sono diventate dei luoghi di tortura. L’Italia è uno Stato-canaglia perché la questione carceraria va avanti da trent’anni e il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa lo ha definito problema strutturale che mina lo Stato di diritto alle fondamenta”.
Condivisione anche per quanto riguarda l’abolizione dell’ergastolo e della pena detentiva per fatti di lieve entità connessi all’uso di droga. Saverio Romano ha, infatti, ricordato come “l’ergastolo sia contrario all’articolo 27 della costituzione che prevede la funzione rieducativa della pena” e che “abolire la pena detentiva per fatti di droga non vuol dire legalizzare l’uso delle droghe, bensì prevedere pene alternative idonee al recupero del consumatore di stupefacenti”. Banchetti e gazebo saranno organizzati nelle prossime settimane per raggiungere il traguardo di mezzo milione di firme, necessarie entro il 30 settembre.