Pdl, ansie e paure dei fedelissimi. La fine di un ventennio
Il futuro del centrodestra è legato alle vicende personali di Berlusconi. Alfano sembra distaccarsi dal Cavaliere.
Prima o poi sarebbe capitato. Forse con venti anni di ritardo, ma la vera e profonda crisi del centrodestra sembra essere all’apice mai raggiunto prima. Il perenne dominio berlusconiano sembra essere al capolinea, la decadenza incombe, ed il suo partito si trova logicamente allo sbando. Pdl, Forza Italia non fa differenza: sono sempre state idee di Berlusconi come qualsiasi pensiero (pensiero?), voce, idea (idea?) del centrodestra italiano dal 1994 ad oggi. Ma la musica sembra essere cambiata ed a suonarla, su tutti, sembrano essere Alfano e Cicchitto, i quali, vista la situazione critica di Berlusconi, hanno pensato bene di non esserne succubi (come per esempio Bondi) e cercare di costruire un’alternativa credibile.
Silvio presidente, Angelino vicepresidente. Questa potrebbe essere una linea di comune accordo per la nuova Forza Italia, il cui ritorno però non è affatto scontato.
L’incontro a Palazzo Grazioli ha riportato serenità, quantomeno apparente.
“Quando mi vedo con il presidente Berlusconi solitamente, e ieri ne abbiamo avuto la conferma, mi intendo con lui e ci si capisce bene”, spiega Alfano che continua: ”Abbiamo parlato di legge di stabilità, siamo entrambi convinti che le tasse non debbano essere aumentate. Poi abbiamo parlato di questioni del partito e io me ne sono andato molto tranquillo: ogni volta che ho occasione di spiegare al presidente come stanno le cose tutto si sistema”.
Gli fa eco Berlusconi che, però, getta del fango contro alcuni ‘traditori’ del suo sistema.
“Il mio unico obiettivo è sempre stata la coesione – ha affermato il Cavaliere. Alfano non ha colpe, è stato istigato da alcuni ministri che hanno scelto di dare la fiducia dopo che mi avevano assicurato le dimissioni (Quagliarello, Lorenzin, Lupi e De Girolamo). Io non ho potuto far altro che accodarmi dando la fiducia; un governo si sarebbe formato lo stesso e non sarebbe stata una buona cosa”.
C’è da dire che quando Berlusconi parla ed esterna i suoi pensieri è sempre un’incognita: tra menzogne, repliche e fraintendimenti, gli italiani dovrebbero oramai averci fatto il callo (ah, sì?). Ma come spesso capita ‘può accadere che uno, pur mentendo, dica la verità’, parafrasando Sant’Agostino.
Cicchitto intanto spinge per Alfano mostrando, incredibilmente, uno spostamento fisico verso valori che non sembravano appartenergli (se non un tempo), di cui ha dato prova nel furibondo scontro televisivo con Sallusti.
Vista l’incandidabilità di Berlusconi, c’è gente che non vuole più rischiare e Cicchitto sembrerebbe essere uno di quelli, anche rassicurando il Ppe che tra un po’ il Cavaliere si farà da parte.
Dal canto suo Berlusconi ha scelto i servizi sociali e intanto spara a zero contro i magistrati (“Mi vogliono far fare la fine di Timoshenko”), anche se il vero timore è quello di finire abbandonato da tutti.
Alfano sembra distaccarsi, in vista del congresso di partito (quale partito non si è capito) e Berlusconi teme la scissione con un monito. “Bisogna tornare al partito.” Il suo.