“Fuga di notizie su Riina”, perquisite le abitazioni di tre giornalisti
Violazione del segreto d’ufficio con l’aggravante di aver favorito la mafia. L’OdG: “Vittime di contrasti e contrapposizioni tra i diversi uffici giudiziari”
Le abitazioni di tre giornalisti palermitani, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza e Riccardo Lo Verso sono state perquisite stamattina alle 7.30 dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania, su ordine del pm etneo Carmelo Zuccaro. L’indagine riguarda una presunta fuga di notizie sul boss mafioso Totò Riina, che continuerebbe a comandare dal carcere, secondo quanto riportato alcuni giorni fa dal Fatto quotidiano e dal sito d’informazione Live Sicilia.
Per oltre quattro ore i militari hanno passato al setaccio le abitazioni dei tre cronisti, hanno letto le loro agende, analizzato computer e cellulari. La perquisizione è scaturita dall’inchiesta aperta nei giorni scorsi dalla procura di Catania su una presunta fuga di notizie. Al centro di tale inchiesta ci sarebbe, così come riportato in esclusiva dai tre giornalisti, un possibile nuovo attentato progettato dal boss di Cosa Nostra Salvatore Riina.
A scatenare i dubbi è soprattutto la frase «La Juve è una bomba», pronunciata dal superboss corleonese durante un colloquio in carcere con il figlio e che nasconderebbe un ordine di morte per il pm palermitano Antonino Di Matteo (Di Matteo – ricordiamo – aveva ricevuto lo scorso marzo una lettera anonima nella quale si faceva un chiaro riferimento al progetto stragista di Riina). La notizia era stata riportata da entrambi i quotidiani, a firma di Lo Bianco e Rizza, e Lo Verso. La fonte, stando alla procura di Catania, che indaga sui reati commessi e subìti da magistrati della procura nissena, sarebbe colpevole di violazione di segreto d’ufficio, con l’aggravante di aver favorito la mafia. Essendo l’inchiesta a carico di ignoti, i tre giornalisti non risultano iscritti nel registro degli indagati, ma la perquisizione a sorpresa è stata ritenuta necessaria per cercare di trovare degli indizi che facessero condurre alla fonte.
Immediata, la solidarietà dell’Unci (Unione nazionale dei cronisti italiani), così come quella dell’Ordine dei giornalisti siciliano e dell’Assostampa. In una nota congiunta sottolineano come a pagare siano sempre i giornalisti, “colpevoli” di «aver pubblicato notizie di rilievo, ma probabilmente sono anche vittime di contrasti e contrapposizioni tra diversi uffici giudiziari». Soltanto ieri Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani della Unione Europea, criticava duramente l’Italia per l’arretratezza delle sue norme in materia di diritto all’informazione e per non essersi ancora uniformata alla giurisprudenza che promana dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. «Il Governo italiano, se vuole cancellare questo primato negativo, deve allineare subito la legislazione alle più civili e liberali norme europee».