Pubblicato: Mar, 1 Ott , 2013

Nigeriane: schiave, non prostitute

Nessun segnale dall’amministrazione comunale di Palermo per un piano che possa rendere concreta la lotta alla tratta delle nigeriane a Palermo.

 

NEWS_164040Lo scorso 27 settembre sono state inaugurate le targhe commemorative relative ai drammatici assassinii di Favour Nike Adekunle e Loveth Edward, tristemente ricordate per essere state vittime, nel 2011, del meccanismo cruento della tratta delle nigeriane. L’evento ha visto come principali protagonisti il Comune di Palermo e – soprattutto – il Coordinamento Antitratta “Favour e Loveth”, inaugurato nell’aprile 2012 con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della tratta, gestito dalla mafia internazionale.
Già il 18 ottobre del 2012, in occasione della Giornata Europea Antitratta, il Coordinamento aveva attirato l’attenzione dell’amministrazione comunale nei confronti del fenomeno, ma ad oggi ancora non è stato preventivato alcun programma mirato, sebbene basterebbe avviare una campagna di sensibilizzazione di impronta sociale, attuata con delle risorse istituzionali ben diverse rispetto a quelle a disposizione dei volontari.
Infatti, come ci spiega Nino Rocca, portavoce del Coordinamento, un buon inizio consisterebbe soltanto nel chiarificare, da un punto di vista terminologico, che lo status delle donne coinvolte nella tratta non è quello di prostitute, ma di schiave.
“Bisogna capire che le nigeriane non si prostituiscono per scopo di lucro, quasi come se fosse una libera professione – afferma – ma sono donne la cui vita è gestita dalla mafia internazionale, che ne ricava profitti altissimi”.
In merito a questo piccolo – ma necessario – punto di partenza, il Coordinamento ha invocato anche l’intervento dei media, che possono veicolare meglio il concetto tra la società: lo stesso Rocca ci spiega, però, con delusione, quanto la stampa abbia continuato, anche in occasione della stessa posa delle due targhe, ad usare promiscuamente il termine “prostitute” che, “per quanto calzante possa essere, non solo suscita una certa pruriginosità sociale, ma descrive in modo del tutto erroneo il fenomeno”.
Una volta portato a termine questo primo passaggio, il Coordinamento mira al coinvolgimento istituzionale, giudiziario e dei media per la protezione, il supporto e la giustizia per queste donne, al fine di sottrarle al circuito della mafia nigeriana. E’ sempre Nino Rocca a sottolineare con insistenza, a questo proposito, la necessità di capire l’entità dell’intervento della mafia nigeriana nella nostra città, fattore del quale il sistema giudiziario palermitano non può non occuparsi, sia per risolvere il problema della tratta sia per capire gli eventuali punti di contatto con la mafia locale. A questo proposito, infatti, la visione è piuttosto nebulosa: anche se ancora non vi sono delle evidenze in merito, risulta difficile credere che un fenomeno che smuove considerevoli quantità di denaro non abbia coinvolto, in qualche modo, la nostra malavita organizzata.
Il quadro, dunque, è quello di un progetto ancora in evoluzione, anzi ancora agli albori a causa della scarsa intraprendenza e sensibilità dimostrata fino ad adesso. Ma la speranza è l’ultima a morire, dunque si attende con ansia la prossima Giornata Europea Antitratta – ormai alle porte – durante la quale il Comune esporrà delle nuove linee guida per far reagire Palermo anche rispetto questo fenomeno mafioso.

 

 

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