Pubblicato: Gio, 22 Mar , 2018

Lavoro, per i militari la sicurezza riparte anche dai vaccini.

Ivan Catalano già deputato gruppo misto e vicepresidente della Commissione d’inchiesta in materia di lavoro e sicurezza per i militari rilancia su radio 100passi i quesiti irrisolti sulle vaccinazioni ai militari.

“Ripartiamo dalla trasparenza e dai dati” – auspica il lombardo Ivan Catalano, classe 1986, ormai in abiti civili, ma che nella scorsa legislatura era stato prima deputato pentastellato e poi transfuga nel gruppo misto della Camera dei deputati, dove, in qualità di vicepresidente, aveva approfondito lo studio delle morti di centinaia di militari, individuando, tra i molti temi che ruotano attorno al lavoro delle forze armate, anche, in un’ appendice della relazione ufficiale, alcuni quesiti sul fenomeno molto specifico, ma importante di accumulo delle componenti tossiche presenti nei preparati dei vaccini.

Ai militari, infatti, i farmaci vaccinali, sono iniettati con modalità diverse rispetto ai civili per la tempistica e la quantità del numero dei vaccini. In qualche caso di morte, infatti, è già stata confermata una anamnesi poco accurata o una non facile valutazione delle precedenti reazioni del sistema immunitario o l’assenza di conoscenza di una grave patologia in atto al momento della vaccinazione. Errori a rischio di essere ripetuti se non si approfondiscono alcuni quesiti sia nel merito dell’organizzazione e delle prassi che, come dice Catalano, se non approfondiamo i nuovi dilemmi aperti dall’inchiesta parlamentare: quello sulle componenti tossiche dei vaccini che ancora non sappiamo in quali dosi possano correlarsi ad un rischio non banale per la salute. Non lo sappiamo ancora, ma lo sospettiamo ed è per questo che dobbiamo studiarlo. Questa la tesi che Ivan Catalano sostiene e che sta cercando di condividere in assemblee e riunioni associative, come quella che lo vedrà impegnato a Torino il prossimo 24 marzo dalle ore 20,30 nella sala del Comune in via De Sanctis, 12 su invito di Patrizia Scanu, attivista del Movimento Roosevelt , l’associazione che sta rilanciando in Italia l’ impegno per la tutela reale dei valori della democrazia e dei diritti umani, come la libertà d’ informazione, il lavoro e la salute di tutti.

Domande non scontate, quelle di Ivan Catalano, che si ripetono di legislatura in legislatura. Furono sottolineate, infatti, anche dalla precedente commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, che, al Senato, due legislature fa, aveva appena cominciato a lambire il tema delle vaccinazioni, pur individuandone alcune criticità palesi. Poi, Ivan Catalano ha fatto un passo in più ed ha cominciato a scavare nei componenti i vaccini, cercando di indicare le tossicità e poi aspirando a distinguere quelle tollerabili e quelle non in base al quantitativo. Ma qui la sua capacità di studio si è necessariamente arrestata, sia per la fine del mandato politico, sia perché si richiedono strutture scientifiche adeguate, modelli di studio di tipo tossicologico ed epidemiologico.

L’ esigenza ora è quella di andare avanti, rinviando all’Istituto Superiore di Sanità l’impegno scientifico di organizzare uno studio che permetta di verificare quale sia la causalità che lega quei vaccini specifici al rischio o che, banalmente ridiscuta le modalità e le quantità di somministrazione. Esiste davvero il rischio da accumulo o possiamo escluderlo? E, se esiste, perché allora non studiarlo? Questo è ciò che Ivan Catalano, classe 1984, vuole far conoscere ai cittadini e alle tante famiglie di militari che hanno portato con fatica le loro testimonianze in sede di Commissione d’inchiesta alla Camera dei deputati negli anni trascorsi. Un filo, quello con i cittadini, che solo il metodo politico condiviso, metapartitico e trasversale per la trasparenza può rafforzare, così Ivan Catalano , attraverso radio100passi prova a rilanciare un appello anche ai rieletti ed in particolare a Giulia Grillo e a Zardini, che pure hanno frequentato con lui le sedute della Commissione d’inchiesta nella scorsa legislatura.

 

 

 

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