La Siria tra violenza, crudeltà e conferenze di pace
Mentre si discute su Ginevra 2, attentati e dichiarazioni shock puntano l’attenzione sul disumano spargimento di sangue nel territorio siriano.
Nelle ultime ore la Siria è stata nuovamente vittima di un sanguinoso attentato: un camion bomba, afferente agli oppositori del regime di Assad, è esploso nei pressi dell’ingresso est della città di Hama, controllata dalle forze governative.
I ribelli hanno condotto il camion pieno di esplosivo in prossimità di un altro mezzo, contenente un carico di benzina, in modo tale da moltiplicare l’entità dell’esplosione e alzare il bilancio delle vittime.
Dal lato del regime governativo, invece, i cecchini attuano offensive meno eclatanti ma più atroci: come denunciato dal chirurgo David Nott – volontario britannico – i cecchini del regime perfezionano la loro mira sui civili, esercitandosi a puntare a delle precise parti del corpo. La testimonianza assume un risvolto ancora più disgustoso e drammatico quando il Dr. Nott dichiara di aver provato a salvare almeno una decina di donne in stato di gravidanza colpite con armi da fuoco proprio all’utero, causando l’inevitabile morte dei propri feti.
In questo bagno di sangue si spera dunque in Ginevra 2, la conferenza di pace dell’ONU che dovrebbe svolgersi il 23 e 24 novembre: purtroppo il condizionale è d’obbligo, in quanto l’incontro è messo a rischio dalle dichiarazioni della Lega Araba. Attraverso l’inviato dell’ONU Lakhdar Brahimi, la Lega Araba ha annunciato la sospensione dei programmi di Ginevra 2 qualora non sia presente una rappresentanza dei ribelli che si oppongono ad Assad, poichè una conferenza di pace senza il popolo coinvolto perderebbe di credibilità ed efficacia.