La misoginia alla fermata del bus
La campagna promossa da Pubblicità Progresso contro la violenza sulle donne suscita già scalpore
Far venire a galla la misoginia più degradante e permeata di violenza della società italiana non è impresa facile, ma alle fermate degli autobus delle più grandi città del nostro paese è già accaduto, in sole 48 ore.
Si tratta dell’esperimento promosso da Pubblicità Progresso relativo alla campagna contro la violenza sulle donne Punto su di te: nelle principali fermate dei mezzi pubblici sono stati affissi dei ritratti di donne ed un messaggio da completare, come «Vorrei che mio marito…» oppure «Dopo gli studi mi piacerebbe…» e così via. In 48 ore gli spazio vuoti lasciati appositamente per completare le sognanti frasi delle donne ritratte sono stati riempiti di insulti e parole umilianti, nella migliore tradizione degli imbrattatori di manifesti pubblici. Purtroppo però in questo caso c’è di più, non si tratta solo di vandalismo metropolitano ma dell’emergere della misoginia che ci circonda. Questo è proprio l’obiettivo della campagna, sconvolgere la popolazione davanti a questo chiaro esempio di come la donna venga ancora considerata alla mercé del volere dell’uomo; scrivere frasi oscene in questo contesto rappresenta evidentemente un impulso troppo forte a cui resistere, un’esca per smascherare la reale percezione del genere femminile in Italia.
A gennaio la campagna verrà pubblicizzata in tutto il paese, senza la possibilità di scrivervi sopra insulti volgari; del resto il claim stesso della Pubblicità Progresso parla chiaro e arriva dritto al punto: In Italia le donne non possono esprimersi al 100%.